Il puzzle delle elezioni europee deve comporsi in questi giorni. E così anche nel Pd il tema delle candidature diventa sempre più centrale. Tutto ruota attorno alla segretaria Elly Schlein: non tanto per la decisione dei nomi da mettere in lista, quanto, ancor di più, per la sua possibile discesa in campo in prima persona.
Schlein, secondo la Repubblica, potrebbe candidarsi alle europee di giugno ma non come capolista: potrebbe presentarsi come terza candidata in lista in tutti i collegi. Una scelta che sembra già aver creato diversi malumori nel partito.
Come si vota alle elezioni europee: il nodo preferenze
Alle elezioni europee ogni elettore può esprimere fino a tre preferenze, ma rispettando l’alternanza di genere. Questo vuol dire che in caso di due voti, uno deve andare a un uomo e uno a una donna. In caso di tre preferenze, invece, almeno uno dei tre deve andare a una persona di sesso diverso. Se il Pd, come sembra voler fare, scegliesse di presentare ovunque delle donne come capolista, con in più Schlein come terza, il rischio è che i voti vadano proprio a loro, tagliando fuori tutte le altre candidature al femminile e favorendo gli uomini.
Con Schlein candidata a rischio le altre donne dem
La protesta interna, quindi, parte dalle donne che rischiano di essere penalizzate. Soprattutto le europarlamentari uscenti che, fa notare qualcuno, non sono proprio in perfetta sintonia con la segretaria di partito. Per quanto riguarda le capolista, oggi si fanno alcuni nomi: Annalisa Corrado al Nord-Est, Cecilia Strada al Nord-Ovest e anche Lucia Annunziata per il Sud. Con diverse incognite, come le ipotesi di nomi di uscenti – vedi Pietro Bartolo al Sud – che potrebbero ottenere quel posto da capolista.
La direzione del Pd deciderà a metà aprile la composizione delle liste. Ma già da ora la minoranza interna si dice preoccupata, soprattutto per le eurodeputate uscenti. Parliamo, per esempio, di Pina Picierno, Alessandra Moretti, Irene Tinagli, Patrizia Toia ed Elisabetta Gualmini: candidate che sicuramente hanno molti voti, come ha dimostrato anche l’elezione di cinque anni fa.
Eppure, con delle capoliste esterne al partito o più vicine alla segretaria e con la candidatura della stessa Schlein, il rischio è che tutte le altre donne o quasi restino fuori. Proprio per il meccanismo di voto per cui non si possono dare più di due preferenze alle donne. E, ovviamente, la capolista e la segretaria avrebbero un grande vantaggio rispetto a chiunque altra. Se andasse così, peraltro, qualcuno maligna che a Schlein non disparerebbe neanche troppo, considerando che proprio le europarlamentari del Pd si sono dimostrate spesso non allineate alla segretaria.