Un colpo al cerchio e uno alla botte. Si può riassumere con questo motto popolare la confusionaria posizione del Partito democratico in fatto di supporto a Kiev visto che ieri è riuscito a votare a favore dell’ordine del giorno firmato dal Movimento 5 Stelle, limitatamente alla parte in cui si chiedeva al governo di Giorgia Meloni di non usare fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per acquistare armi e munizioni, mentre non ha fatto lo stesso nella parte in cui si chiedeva lo stop all’invio di ulteriori forniture militari a Kiev.
Ordine del giorno M5S contro le munizioni col Pnrr. I dem lo votano, ma confermano l’invio di altri missili
Insomma Elly Schlein & Co, tra l’altro ben sapendo che l’ordine del giorno pentastellato non sarebbe mai passato – cosa confermata ieri quando la maggioranza lo ha sonoramente bocciato alla Camera – sono riusciti a combinare un bel pasticcio. A spiegarlo in modo chiaro è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che fuori da Montecitorio ha sottolineato che “il Partito democratico ha fatto le sue valutazioni. Conosciamo la loro posizione” mentre “la nostra su questo punto è diversa”.
E quali siano le differenze tra la visione pentastellata e quella dei dem lo spiega poco dopo lo stesso leader dei Cinque Stelle quando afferma che “per noi non esiste la possibilità di continuare a coltivare questa prospettiva dell’escalation militare visto che vogliamo la pace. Dopo la fase iniziale, rivendichiamo assolutamente questa prospettiva negoziale come l’unica possibilità di evitare l’escalation militare che porta morte, distruzione e anche il rischio di una guerra totale”.
Quel che è certo è che se il Pd ha fatto una figura barbina, non sembra essere andata meglio alla maggioranza. “Il governo Meloni ha bocciato un ordine del giorno con il quale impegnavo l’esecutivo a non distrarre fondi del Pnrr per produrre nuove armi. Cosa è cambiato da quando, il 5 maggio, Palazzo Chigi scriveva in una nota: ‘non intendiamo usare fondi Pnrr per produrre armi’?”. Questo il commento di Francesco Silvestri, capogruppo Movimento 5 Stelle alla Camera e firmatario dell’ordine del giorno bocciato.
Conte accusa il Partito democratico di ipocrisia perché chi vuole la pace non coltiva l’escalation
“Purtroppo ormai si sa, con questo governo a pensar male spesso ci si prende. E allora abbiamo fatto bene a intendere le parole del ministro Raffaele Fitto di qualche giorno fa, quando diceva ‘l’uso del Pnrr per le armi non è all’ordine del giorno’, come un modo in politichese per dare un segnale di apertura” insiste Silvestri. Lo stesso pentastellato, concludendo puntualizza: “Piuttosto che ipotizzare scenari di questo tipo, il governo dovrebbe mettersi a lavorare giorno e notte per spendere i soldi del Pnrr e colmare i suoi innumerevoli ritardi. I soldi del Piano vanno spesi per scuola, sanità e trasporti. Se ipotizzano un dietrofront e di utilizzarli per nuove armi, sappiano sin da ora che sarà battaglia”.
Il problema è che ad eccezione di M5S e di Alleanza Verdi e Sinistra, tutti gli altri partiti sembrano muoversi all’unisono nel continuare a fornire armi a Kiev e, cosa ancor più grave, nel non fare granché per spingere Vladimir Putin e Volodymy Zelensky a sedersi al tavolo delle trattative. E sul campo le cose non fanno che peggiorare di giorno in giorno visto che l’attacco alla Diga sul fiume Dnipro (leggi articolo sotto), nei pressi Kherson, è l’ennesimo segnale che fa temere un’escalation incontrollata.
Proprio per questo la comunità internazionale ha già preso posizione condannando all’unisono la Russia anche se per la prima volta, forse convinti da quanto accaduto con le false accuse ai russi per la distruzione del Nord Stream, si assiste a qualche timido distinguo. A rompere questo coro è stato il premier britannico Rishi Sunak secondo cui, al momento, non ci sono prove che inchiodino la Russia per la distruzione della diga di Kherson che sta mettendo a rischio oltre 40mila persone.
“I nostri servizi di sicurezza e i nostri militari stanno lavorando sui dati. Ma se fosse vero (il sospetto occidentale d’una responsabilità di Mosca), questo rappresenterebbe un nuovo picco di barbarie da parte della Russia” ha spiegato Sunak. Un caso spinoso per il quale il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha sentito telefonicamente sia Zelensky che Putin per chiedere loro di avviare un’indagine seria per accertare le eventuali responsabilità nella distruzione della diga.
Una richiesta per la quale Mosca si è già resa disponibile con la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, “il crollo della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka dovrebbe diventare oggetto di uno studio e di un’indagine a livello internazionale” aggiungendo che “la reazione dell’Occidente in tutte queste situazioni è prevedibile al 100%. È un desiderio infinito di incolpare la Russia per tutto ciò che accade”.
Quel che è certo è che dopo mesi di annunci, la controffensiva ucraina sembra aver già subito un primo stop proprio a causa del cedimento della diga. Ed è per questo che il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza, Oleksiy Danilov, ha provato a negare che la rivincita sulla Russia sia già iniziata: “L’Ucraina non ha ancora lanciato la controffensiva pianificata per riconquistare i territori occupati, e il suo inizio sarà evidente a tutti quando accadrà”.
Sul campo, infatti, non si assiste a grandi scossoni ma soltanto a sporadici combattimenti a Bakhmut, i bombardamenti russi su Kherson e dintorni e la risposta ucraina sulla regione russa di Belgorod. Uno stallo che non sembra destinato a durare a lungo e in cui le uniche speranze di pace sono riposte nell’iniziativa del Vaticano del cardinale Matteo Zuppi che ha già incontrato Zelensky, trovando ben poca disponibilità a trattare, e nei prossimi giorni potrebbe recarsi a Mosca per incontrare Putin che, al contrario, ha fatto sapere che la Russia “valuta positivamente i tentativi del Vaticano di facilitare la fine del conflitto in Ucraina” e riconosce il “sincero desiderio della Santa Sede di facilitare il processo di pace”.