Comitato Ricordo vittime del Ponte Morandi fuori dal processo. Accogliendo la richiesta dei difensori dell’ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci (nella foto), e altri (leggi l’articolo), il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Genova, Paola Faggioni, ha escluso la costituzione di parte civile del comitato appunto. Una decisione che sembra suonare come l’ennesimo schiaffo ai familiari di quanti hanno perso la vita nella tragedia del 14 agosto 2018 nel capoluogo ligure. La decisione era però nell’aria, essendo larga parte dei familiari dei 43 morti già stata risarcita singolarmente.
IL CASO. Il Comitato voleva far sentire la propria voce più che puntare a eventuali risarcimenti e, prevedendo la legge che ciò sia possibile solo se un’associazione nasce prima di un certo evento, l’avvocato Raffaele Caruso aveva anche insistito sui precedenti dell’Anpi e della Regione Toscana nei procedimenti sulle stragi nazifasciste e sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Ma il giudice ha detto no. Come ha negato la costituzione di parte civile a sindacati e altre associazioni. In circa 500 avevano chiesto di costituirsi nel processo e alla fine, oltre ai singoli familiari delle vittime, sono stati ammessi il Codacons, Assoutenti, Filse, la palestra di via Porro, il Comune di Genova, la Regione Liguria, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili e pochi altri.
Il gup ha inoltre ammesso la citazione come responsabili civili, per garantire i pagamenti in caso di condanne, di Aspi, Spea, Anas e Mims. “Siamo molto dispiaciuti per questa decisione, speravamo nell’accettazione anche alla luce delle precedenti sentenze, ma questo non rallenta di una virgola la nostra azione collegiale”, ha detto Egle Possetti, presidente del Comitato Ricordo. “Agiremo nell’interesse comune anche come singoli parenti. Pensiamo – ha aggiunto – che questa norma di legge nel caso della costituzione di comitati dei parenti costituiti ovviamente post debba essere modificata perché non ha nessuna logica”.
LA BATTAGLIA. L’udienza preliminare, al termine della quale il giudice dovrà decidere se accogliere le richieste di rinvio a giudizio presentate dalla Procura per 59 imputati, andrà avanti il prossimo 15 dicembre e proseguirà fino a primavera inoltrata. Pende intanto in Cassazione l’istanza di ricusazione del gup Faggioni, presentata dai difensori di alcuni imputati, tra cui l’ex AD Castellucci (leggi l’articolo). Secondo i legali, il magistrato non sarebbe imparziale perché ha già emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di otto persone nell’indagine sulle barriere fonoassorbenti pericolose.
Oltre a 59 persone, tra ex dirigenti di Autostrade e Spea, la controllata che si occupava delle manutenzioni e monitoraggi, ex e attuali tecnici e dirigenti del Ministero delle infrastrutture, sono imputate le due società per responsabilità amministrativa dell’ente. Per la Procura, che ha coordinato il lavoro della Guardia di finanza, gli imputati sapevano delle condizioni in cui versava il ponte Morandi (leggi l’articolo), ma non è stato fatto nulla e si è arrivati così alla strage di tre anni fa.
Secondo il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e i sostituti Massimo Terrile e Walter Cotugno, le manutenzioni sarebbero state addirittura ritardate per consentire il massimo guadagno e maggiori dividendi ai soci. Stanno infine per essere chiusi i tre filoni di inchiesta nati dopo il crollo, quello sui falsi report sui viadotti, quello sulle barriere pericolose e quello sulle manutenzioni delle gallerie.