Discarica sì, discarica no. Questo è il dilemma che, ormai da anni, per la precisione dalla chiusura di Malagrotta, consuma il dibattito politico della Capitale. Uno stallo che sembrava ormai risolto, nonostante la ferma opposizione della sindaca Virginia Raggi, dopo il via libera di luglio da parte della Regione Lazio all’impianto che doveva sorgere a Pian dell’Olmo, frazione del Comune di Roma e confinante con Riano. E invece siamo punto e a capo. Eh già perché sulla decisione che aveva dato ragione a Nicola Zingaretti, da sempre favorevole alla costruzione di questo tipo di impianti, è arrivata la pietra tombale a firma dei tecnici della Regione che hanno bocciato il progetto senza appelli.
La direzione regionale per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica della Pisana ha espresso il proprio dissenso alla realizzazione di una “piattaforma per lo smaltimento definitivo dei residui prodotti dal processo dell’end of waste” in una delle cave di tufo dismesse lungo la via Tiberina dove sarebbe dovuto sorgere il mega impianto in cui smaltire 700 mila metri cubi di rifiuti indifferenziati. Cifra tutt’altro che modesta perché, numeri alla mano, corrisponde a poco più della metà della capienza totale di Malagrotta.
FINE DELL’INCUBO. I motivi che hanno spinto i tecnici a dare parere negativo sono diversi. Sotto il profilo urbanistico, è stato rilevato come “il più vasto contesto di cui l’area d’intervento fa parte è classificata nel prg come Area agricola dell’Agro Romano” e nelle sue vicinanze ci sono case sparse “in aree parzialmente urbanizzate”. Non solo. L’intera zona e la stessa cava dove sarebbe dovuta sorgere la discarica, è sottoposta al “vincolo di tutela paesaggistica”. Un dettaglio tutt’altro che secondario perché, norme alla mano, impedisce la realizzazione di una discarica.
Ma la pietra tombale sul progetto sembra essere il fatto che, scrivono i tecnici: “Le valutazioni discrezionali finalizzate alla migliore tutela dell’interesse pubblico non appaiono superabili a causa della inopportuna localizzazione di tale impianto”. Tutte ragioni che hanno fatto esultare i comitati cittadini che, da anni, hanno dato vita al presidio “Riano No discarica” e che ora sentono vicina la fine di un incubo che li perseguita ininterrottamente da 10 anni.
PUNTO E A CAPO. Insomma, salvo colpi di scena, la discarica a Pian dell’Olmo non si farà. A questo punto, però, è giunto il tempo di chiedersi se sia il caso di individuare una nuova zona dove creare una simile struttura, come ha chiesto Zingaretti fino a due giorni fa, o se puntare su soluzioni alternative come suggerisce la Raggi. Del resto a Roma il problema rifiuti è reale, seppur migliorato negli ultimi mesi, e una soluzione va trovata. Certo è che quella su cui ha scommesso il leader del Pd, almeno nel breve periodo, risolverebbe l’emergenza ma sembra che solo alla sindaca importino i costi in termini di inquinamento e salute pubblica che si andrebbero a creare.
In altre parole il progetto discarica sembra difettare di lungimiranza e in futuro non farebbe che riproporre le criticità già viste nel modello Malagrotta. A ben vedere le soluzioni proposte dalla prima cittadina e bollate da molti come irreali, nonostante siano ormai praticate da tempo all’estero, ossia puntare sulla rivoluzione green fondata sulla raccolta differenziata e sull’economia circolare, sembrano sempre più l’unica possibile soluzione per uscire definitivamente dal problema.