Sergio Mattarella era stato chiaro. Il Parlamento “provveda sollecitamente al compimento di due importanti adempimenti istituzionali”, aveva esortato il presidente della Repubblica il 26 aprile scorso: “La nuova normativa elettorale per il Senato e per la Camera e l’elezione di un giudice della Corte costituzionale” dopo le dimissioni di Giuseppe Frigo, eletto nel 2008 in quota Forza Italia, che ha lasciato in anticipo per motivi di salute all’inizio di novembre. I partiti però se ne sono completamente infischiati. Così, in barba al monito del capo dello Stato, non solo due giorni fa la commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha rinviato di un’altra settimana la presentazione del testo base della nuova legge elettorale, ma ieri dal Parlamento riunito in seduta comune (così come da prassi) è arrivata una nuova fumata nera per la scelta del quindicesimo e ultimo giudice della Consulta.
Nessun candidato ha infatti ottenuto la maggioranza dei due terzi necessaria per l’elezione. Il deputato di Democrazia solidale-Centro Democratico Gaetano Piepoli si è fermato a 66 voti, Antonio d’Andrea (docente di diritto costituzionale) a 37, Felice Besostri, il giurista anti-Porcellum e anti-Italicum a 36 e il deputato del Pd Franco Vazio a 6.
Avanti a oltranza – Che l’andazzo sarebbe stato questo lo si era capito di prima mattina, quando da Forza Italia – a cui spettava il compito di avanzare una proposta – qualche parlamentare aveva fatto filtrare la posizione del partito: “Non c’è accordo, votiamo scheda bianca”. La prossima votazione, la terza da quando Frigo ha lasciato l’incarico, è fissata per giovedì prossimo. E se si dovesse arrivare all’ennesimo nulla di fatto si andrà avanti a oltranza di giovedì in giovedì, fin quando deputati e senatori non troveranno la quadra. Ora: la Corte costituzionale è oggi formata da 14 dei 15 giudici che devono comporre il plenum. Non ci sono dunque problemi di funzionamento, garantito almeno finché 11 dei membri sono presenti. Ma certo quello offerto dagli eletti non è un bello spettacolo. Durante la prima votazione, è bene ricordarlo, era successo addirittura di peggio. A gennaio infatti circa il 40% di deputati e senatori non si erano presentati in Aula, rendendo matematicamente impossibile l’elezione. Erano presenti 558 parlamentari, come ha ricordato un focus di Openpolis, quando la maggioranza richiesta era di 634.
Sempre peggio – Ma sul punto, in questa legislatura, è successo addirittura di peggio. Tanto che l’elezione degli ultimi tre giudici della Corte (Augusto Barbera, Francesco Modugno e Giulio Prosperetti) arrivò il 16 dicembre 2015 dopo – reggetevi forte – 31 sedute andate a vuoto. Ad un certo punto, quando pareva impossibile uscire dall’impasse, uno dei presidente emeriti della Consulta, Giovanni Maria Flick, tuonò: “Non vorrei che Mattarella fosse addirittura costretto a minacciare, come fece Francesco Cossiga, di sciogliere le Camere”. Vedremo cosa accadrà stavolta.
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