Come per i risultati del primo scrutinio, anche per le prossime votazione del Quirinale sono previste molte schede bianche per la scelta del nuovo Presidente della Repubblica: cosa sono? Perché alle prime chiame i partiti preferiscono consegnare scheda bianca invece di indicare il nome di un possibile successore di Mattarella? E soprattutto a chi vanno queste schede non votate?
Cosa sono le schede bianche?
Le schede bianche per le votazioni del Presidente della Repubblica, come per le normali elezioni, sono di fatto le schede non votate e quindi prive dell’indicazione del candidato.
A differenza delle schede nulle, sulle quali il grande elettore ha comunque scritto o disegnato qualcosa, in modo tale da annullarle, le schede bianche sono “vergini” e inserite nell’urna per l’elezione del Presidente della Repubblica soltanto dopo averle piegate.
Perché si fanno alle elezioni per il Quirinale?
In diverse occasioni, durante le prime votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica, i grandi elettori consegnano le schede bianche per indicare di non aver raggiunto un accordo con le altri partiti politiche, visto che nei primi tre scrutini è necessario raggiungere il quorum dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, vale a dire 673 voti.
Nelle elezioni per il Quirinale, infatti, soltanto dal quarto scrutinio in poi è sufficiente la maggioranza assoluta, composta dal 50% + 1 dei grandi elettori, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Per questo i partiti preferiscono consegnare le schede bianche nelle prime tre votazioni e indicare il nome di un possibile candidato Presidente della Repubblica solo dal quarto voto in poi, onde evitare di “bruciare” il nominativo.
A chi vanno le schede bianche?
Ovviamente le schede bianche non vengono mai attribuite a nessuno dei possibili nomi che sono precedentemente circolati come possibile Presidente della Repubblica.
La loro indicazione è quindi da ritenersi nulla al fine di individuare il nuovo inquilino del Quirinale, ma è uno stratagemma usato dai partiti. Al pari di quello di uscire dall’aula di Montecitorio.