“La Regione Lombardia ripartirà perché i lombardi hanno la capacità di ripartire e questo governo ha fatto il massimo possibile per sostenere i lavoratori, tra bonus per i lavoratori autonomi e partite Iva e cassa integrazione in deroga”, nonostante peraltro “il governo della Regione Lombardia non sia certo stato il più virtuoso per ciò che gli competeva”. Non ha dubbi sulla ripartenza della locomotiva d’Italia il senatore del Movimento Cinque Stelle Gianmarco Corbetta, protagonista ieri della tappa proprio nella ‘sua’ Lombardia del tour ‘Riparte l’Italia’, insieme a diversi consiglieri regionali, e tra gli altri al viceministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni e al sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano con i parlame.
“Il tour che stiamo facendo – spiega il senatore – è un momento fondamentale per fare il punto proprio su quello che è successo. Ieri sera abbiamo ricordato i prestiti alle Pmi garantiti al 100% dallo Stato, il reddito di emergenza per chi è piombato in difficoltà a causa del Covid-19, dei bonus ai lavoratori e alle famiglie. Abbiamo parlato di ciò che è stato fatto, ma anche analizzato ciò che non è stato fatto. E parlo dei tanti, tantissimi errori che ha fatto la giunta regionale di Fontana.
Cos’è stato sbagliato nella gestione dell’emergenza?
La Lombardia purtroppo ha fatto tante scelte sbagliate: il bergamasco non venne chiuso; è stata fatta un’ordinanza mandando pazienti Covid-19 nelle Rsa causando ciò che purtroppo abbiamo visto; sono stati affidati i test sierologici alla Diasorin (affidamento poi bocciato dal Tar); l’ospedale in Fiera a Milano è stata un’operazione solo propagandistica quando si poteva usare la struttura di Legnano. Peraltro credo nessuno si dimentichi Salvini che a fine febbraio voleva riaprire già tutto. La gestione è stata schizofrenica. E fallimentare.
Eppure a sentire la giunta regionale lombarda la responsabilità è del governo centrale…
A sentire la giunta regionale è colpa di tutti fuorché loro. Sull’ordinanza che ha messo in crisi i pazienti delle Rsa hanno dato la colpa all’Ats, che pure è regionale. Sulla chiusura del bergamasco hanno dato la colpa al governo quando quelli che in teoria dovevano avere il polso del territorio erano loro. E’ stata colpa di tutti, a rotazione, ma non abbiamo sentito una parola di autocritica. Con tutto quello che è successo è veramente vergognoso.
Crede che Fontana debba dimettersi dopo la gestione dell’emergenza Covid?
Sì. Ci sono indagini in corso che faranno chiarezza, ma ci sono state delle falle nel sistema di una gravità inaudita. I cittadini, per citare l’ultima, si sono visti – da un giorno all’altro – disdire gli appuntamenti privati, pagati di tasca loro, per fare i test sierologici perché se positivi non c’era la possibilità di fare poi un tampone. E questo non a febbraio, parliamo di maggio. In Lombardia ci sono stati 16.586 decessi su un totale nazionale di 34.644. Quasi il 50%. Le domande da porsi sono: potevano essere evitati? Quanti? E come? Se alla prima domanda ci dovesse essere una risposta affermativa qualche valutazione andrà fatta.
La gestione sanitaria che ha caratterizzato per anni la Lombardia ha mostrato diverse falle. È un argomento su cui crede bisognerà riflettere?
Assolutamente sì. La riforma del Titolo V doveva portare maggiore efficienza, ma non è stato così. L’idea di dare più autonomia ai centri decisionali più vicini ai cittadini non è affatto sbagliata, in quanto permette loro un maggiore controllo e capacità di indirizzo. Purtroppo però il gap tra Nord e Sud si è acuito, Regioni come la Lombardia hanno dato fondi pubblici ai privati e sguarnito completamente i presidi territoriali a favore degli ospedali, si sono susseguiti scandali di ogni genere a partire dalla corruzione per finire alla formiche negli ospedali a Napoli. Anche qui, sarebbe folle non aprire una riflessione sulla gestione sanitaria.
Non a caso in Senato i Cinque Stelle hanno presentato un ddl di riforma costituzionale di modo che la sanità torni ad essere competenza nazionale. Crede che questa proposta possa concretamente diventare legge?
Il ddl di Paola Taverna punta a tornare a una centralizzazione della sanità, poi lavoreremo sulle sfumature. Come parteciperanno le Regioni, quanto, a che livello. Io non le escluderei del tutto dalla gestione ma una cornice nazionale di indirizzo e controllo più forte di quella di adesso serve. Che il sistema vada riformato mi sembra sotto gli occhi di tutti.