La Rai ritiene “indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” pronunciate da un ospite della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta. Lo si legge un una nota dell’Ufficio stampa di Viale Mazzini. “Direttore di Rete, conduttore, autori sono stati ampiamente sensibilizzati sulla necessità di porre la massima attenzione sulla scelta degli ospiti, delle tematiche e sulla modalità di trattazione di argomenti “sensibili”.
“In coerenza – riferisce ancora la nota di viale Mazzini – con quanto ogni giorno la Rai testimonia attraverso programmi, eventi speciali e fiction dedicati alla sensibilizzazione della collettività contro la criminalità organizzata e a sostegno della memoria dei tanti martiri delle mafie”. L’Azienda, si legge ancora, “ha avviato un’istruttoria per ricostruire tutti i passaggi della vicenda”.
La frase incriminata, riferita ai giudici palermitani assassinati dalla Mafia – “Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro” – è stata pronunciata dal giovane cantante neomelodico siciliano, Leonardo Zappalà, 19 anni, in arte Scarface, invitato in studio nella prima puntata di Realiti, andata in onda mercoledì scorso su Rai2.
La frase è stata pronunciata quando il conduttore Enrico Lucci, dopo aver più volte invitato l’ospite a studiare la storia degli eroi siciliani e sottolineato che la mafia è il male, ha mandato in onda una grande foto dei due giudici come esempio proprio degli eroi che combattono la mafia, accolta da un grande applauso in studio. Zappalà era al centro di un video trasmesso dal programma, che raccontava il fenomeno degli interpreti neomelodici siciliani che cantano in napoletano.
“La condanna da parte della Rai rispetto a quanto accaduto nel corso della puntata del programma Realiti – scrive il presidente della Vigilanza Rai, Alberto Barachini – e l’avvio di un’istruttoria interna per accertarne le responsabilità sono misure doverose, ma non sufficienti. La grave offesa arrecata alla memoria di due esempi luminosi della lotta alla mafia si configura come un evidente omesso controllo da parte della governance del servizio pubblico, alla quale richiedo formalmente un controllo più rigoroso dei contenuti e degli ospiti delle trasmissioni”.