Su quella poltrona avrebbe potuto forse già sedersi qualche anno fa – la sua candidatura era stata già sostenuta in occasione delle nomine decise dal governo Conte – ma ora Mario Draghi ha deciso che è arrivato il suo turno. Alla guida di Cassa depositi e prestiti arriva Dario Scannapieco, dal 2007 vicepresidente della Bei.
Ribaltone in Cassa Depositi. I Benetton in una botte di ferro
Nato a Maiori, gioiello della costiera amalfitana, nel 1967, si è incrociato con l’attuale premier nel 1997 quando l’allora direttore generale del Tesoro chiamò il giovane economista laureatosi alla Luiss, e con in tasca un master alla Business school di Harvard, come consulente del ministero, allora impegnato sul processo di privatizzazioni. Nel 2002, poi, la nomina a direttore generale Finanza e Privatizzazioni del Tesoro sotto il ministro Giulio Tremonti.
Negli anni a via XX Settembre si occupa della gestione delle operazioni di privatizzazione e delle partecipazioni azionarie dello Stato, della trasformazione di enti pubblici in società per azioni, dei rapporti con la comunità finanziaria internazionale su aspetti attinenti alle società partecipate. Nel corso della sua carriera, iniziata nel 1992 alla direzione Pianificazione e Controllo strategico di Telecom Italia, siede anche in numerosi cda tra cui Finmeccanica.
Chi è Dario Scannapieco
Entra nel comitato consultivo di SpencerStuart Italia, nel comitato di indirizzo strategico di Cdp, nel cda di Consap, nel comitato direttivo dell’Agenzia del Demanio. Siede anche nella commissione intergovernativa italo-francese per la realizzazione della tratta ferroviaria Torino -Lione, nella commissione intergovernativa italo-austriaca per la realizzazione del Tunnel del Brennero e nella commissione per trasformare i Monopoli di Stato in ente pubblico. E diventa segretario tecnico del Comitato di indirizzo strategico per lo sviluppo della piazza finanziaria italiana. Nel 2007 l’approdo alla Bei.
In questi 14 anni l’economista – anche presidente del Fei, il Fondo europeo degli investimenti, controllato dalla stessa Banca – ha seguito molti dossier, in particolare la realizzazione del Piano Juncker, il più grande progetto di rilancio degli investimenti in Europa prima del Next Generation EU. E Adesso al timone di Cdp si ritroverà a esercitare un ruolo strategico nella attuazione del Pnrr che lui stesso ha definito come “l’ultima grande occasione per l’Italia”. Inoltre si ritroverà sulla scrivania dossier spinosi, da Autostrade all’aumento della partecipazione in Open fiber per la realizzazione della banda larga. La vicenda di Autostrade è ancora un rebus da risolvere a quasi tre anni ormai dal crollo del Ponte Morandi.
L’offerta di oltre 9 miliardi per Autostrade è sul tavolo. Ma col nuovo Ad la revoca della concessione si allontana
Ma l’arrivo di Scannapieco, ovvero di uno dei Draghi boys, allontana più che mai la possibilità della revoca delle concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia (Aspi). Considerando che proprio l’ex banchiere negli anni ‘90 consegnò i caselli ai Benetton. E questo nonostante all’indomani della tragedia del 14 agosto 2018, in cui hanno perso la vita 43 persone, la politica facesse la faccia feroce minacciando l’avvio immediato dell’iter per la revoca delle concessioni. Adesso da quella minaccia si è arrivati ai 9 miliardi e passa messi dal consorzio di Cdp sul piatto di Atlantia per rilevare Aspi.
Il consiglio di amministrazione di Atlantia, (holding di cui i Benetton detengono il 30%) che possiede l’88% di Aspi, ha valutato positivamente l’ultima offerta del consorzio. Ora la decisione è tutta nelle mani dell’assemblea degli azionisti convocata per il 31 maggio. Ma il finale appare già scritto. Di sicuro da quella tragica estate a oggi la posizione dei Benetton più che indebolirsi si è rafforzata. E l’arrivo di Scannapieco non lascia preludere a un cambio di marcia.