Uno squallido giro di soldi, amicizie, assunzioni, utilizzo spregiudicato (eufemismo) dei fondi regionali, utilità personali e polizze assicurative false. È quanto emerge dalle carte dell’inchiesta di Bari che ha travolto la giunta di Michele Emiliano e spinto Giuseppe Conte a ritirare il suo assessore in Puglia.
Secondo gli investigatori, il faccendiere Enzo Pisicchio e l’imprenditrice coindagata Giacoma Punzo, per far ottenere un primo finanziamento di 3 milioni di euro (di complessivi 6 milioni) alla società veneta Nir hanno “sfruttato e vantato relazioni esistenti con Antonio De Vito e Cosimo Borraccino, all’epoca dei fatti rispettivamente direttore generale della società regionale ‘Puglia Sviluppo’ e assessore pugliese allo Sviluppo Economico”.
Borraccino, che non è indagato (così come non lo è De Vito), alle ultime regionali si è candidato con il partito dei Pisicchio, ‘Senso Civico’, ma non è stato eletto, tuttavia è stato nominato dal governatore Emiliano consigliere delegato del presidente per l’attuazione del Piano per Taranto.
Borraccino – è scritto negli atti – fu “proponente e relatore della delibera di Giunta regionale n.700 del 9 aprile 2019 con la quale la Nir srl fu ammessa al contributo agevolatore” sulla base di una polizza fideiussoria che la Procura ritiene falsa.
Enzo Pisicchio e suo fratello Alfonsino, ex assessore pugliese all’Urbanistica, sono stati arrestati il 10 aprile scorso assieme ad altre tre persone per aver pilotato cospicui finanziamenti regionali ad alcune imprese in cambio di varie utilità (tra cui numerose assunzioni di familiari e militanti politici) e attraverso polizze fideiussorie false fornite da un sedicente broker.
La Nir, operante nel campo dell’innovazione tecnologica, ottenne il contributo per aprire una sede produttiva a Modugno (Bari). In cambio Enzo Pisicchio, Giacoma Punzo, e il sedicente broker assicurativo Cosimo Napoletano (autore delle polizze false) chiesero al legale rappresentate della Nir, l’indagato Diego De Fecondo, un pacchetto di assunzioni sulle 33 previste, oltre al 2% del capitale sociale della Nir in favore di Punzo quale prezzo per la mediazione illecita.
Il corrispettivo venne chiesto – è scritto negli atti – perché “l’agevolazione avveniva grazie alle conoscenze in Regione di Enzo Pisicchio e Giacoma Punzo in quanto vi erano diversi profili che non avrebbero consentito l’erogazione del finanziamento pubblico”.
Dopo le resistenze di De Fecondo di corrispondere tutte le utilità richieste, Pisicchio e Punzo avrebbero fatto capire che avrebbero diffuso in Regione Puglia notizie pregiudizievoli al mantenimento del finanziamento concesso, in questo modo Punzo avrebbe ottenuto da De Fecondo la somma di 90mila euro, rinunciando al 2% del capitale della società.
Dalle intercettazioni telefoniche emerge anche che Enzo Pisicchio era in contatto diretto con Antonio De Vito. Del loro rapporto si parla diffusamente nell’informativa della Guardia di Finanza dalla quale emerge – viene sintetizzato negli atti – che Enzo Pisicchio “si prestava a ricevere dagli imprenditori interessati ai finanziamenti e contributi regionali una scheda riepilogativa dei progetti da finanziare per sottoporli all’attenzione di De Vito ed ottenere informazioni e notizie sull’andamento delle pratiche e sul probabile esito”.