Giornata di interrogatori ieri al palazzo di Giustizia di Milano per alcune delle cyber-spie che componevano la Banda di via Pattari, la centrale di dossieraggio nascosta dietro la società Equalize di proprietà del presidente di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali. Davanti al Gip sono sfilati i principali protagonisti dell’inchiesta sul gruppo che avrebbe condizionato con dossier pieni di dati riservati il mondo dell’economia e della politica: l’ex poliziotto Carmine Gallo, gli hacker Nunzio Calamucci, Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo e il poliziotto sospeso, Marco Malerba.
“Sì, facevo gli accessi abusivi allo Sdi per Gallo”
E proprio da Malerba sono arrivate le prime ammissioni: “Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell’ambito di un rapporto di scambio di favori” richiesti “dal suo capo”, Gallo, avrebbe detto. In sostanza, Malerba, che era in servizio al commissariato di Rho-Pero, nel Milanese, prima di essere sospeso il 25 ottobre con misura cautelare, ha ammesso gli accessi abusivi alle banche dati del Ministero dell’Interno, in particolare allo Sdi delle forze dell’ordine. E ha spiegato che Gallo “era il suo ex capo” e che quindi non sarebbe “riuscito a dire di no”.
Gallo, invece, con dichiarazioni spontanee, ha chiarito di aver “sempre rispettato la legge” e che lo farà anche ora, collaborando coi magistrati, perché è sempre stato ed è “un servitore dello Stato”. Si difenderà dalle accuse dopo aver letto la mole di atti imponente.
Camponovo: “Dietro c’è un sistema oscuro”
Massimiliano Camponovo, invece, sempre con dichiarazioni al gip, ha detto di essere “preoccupato, perché avevo percepito che dietro a questo sistema c’era qualcosa di oscuro”. Per questo “teme per la sua incolumità, per la sua famiglia”. Avrebbe riferito in sostanza che a un certo punto sarebbe dovuto stare al suo posto: “Mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo”.
Calamucci, la mente tecnologica del gruppo, ai domiciliari come Gallo, Camponovo e Cornelli, invece, si sarebbe difeso sostenendo che “ci sono delle esagerazioni, perché si rappresentano dei fatti che sono impossibili dal punto di vista empirico”.
La genesi dell’indagine
Intanto emergono nuovi particolari – sempre più inquietanti – sulla genesi dell’indagine, che sarebbe partita dopo l’incontro in un bar del centro di Milano nell’estate 2022 tra l’ex poliziotto Gallo e un uomo legato alla criminalità organizzata, già indagato e pedinato dai carabinieri del nucleo investigativo di Varese.
Nell’informativa i militari riportano anche che Gallo è stato condannato a fine 2019 dalla Corte d’Appello di Milano per rivelazione di segreto e favoreggiamento e poi ha ottenuto la “riabilitazione”. Era stato infatti “coinvolto nell’indagine ‘Testuggine‘ della Dda di Venezia ed il Ros di Padova aveva accertato il suo coinvolgimento in torbide vicende”.
Dalle attività tecniche sulla persona ‘omissata’ venne a galla “un’utenza telefonica” usata da Gallo “ed intestata fittiziamente” a una donna bielorussa. Il 6 ottobre 2022, gli investigatori trovarono quella sim nell’ufficio di Gallo alla Equalize. Quindi, gli inquirenti hanno ricostruito il traffico telefonico di “due utenze ricondotte” a Gallo, definendone la “rete di contatti”. Dagli accertamenti è stato appurato che l’ex poliziotto avrebbe chiamato soprattutto “utenze intestate a cittadini extracomunitari del tutto inesistenti”.
Le telefonate con l’utenza intestata a Dell’Utri
I tabulati, si legge ancora, “permettono di ricostruire come nel 2020 Gallo avesse avuto contatti con l’utenza telefonica intestata ed in uso a Dell’Utri Marcello”, l’ex senatore, “già condannato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso”. Infine, risultava che “il numero più contattato” fosse “intestato” a Fondazione Fiera Milano e usato da Pazzali, socio “di maggioranza di Equalize”.
Tra l’altro, sempre stando agli atti, questo fascicolo in mano alla Dda, si sarebbe incrociato con un’altra indagine milanese scattata in relazione alla latitanza in Tunisia di Salvatore Accarino, legato a Nunzio Calamucci, l’hacker del sodalizio. Fascicolo che vedeva già indagato Davide Valia, presunto collaboratore del gruppo di Equalize. A lui Calamucci e Gallo, il 20 ottobre 2023, avrebbero chiesto di intervenire, attraverso le sue “entrature”, per cercare di bloccare un accertamento fiscale su Lorenzo Sbraccia, l’immobiliarista romano che è tra gli oltre 60 indagati nel maxi fascicolo sulla “centrale del dossieraggio”.