Che il software di gestione dei turni della Asst Santi Paolo e Carlo tra il 2020 e il 2023 permettesse ai coordinatori di inserire manualmente i propri turni di lavoro (straordinari compresi) e quelli dei sottoposti senza i previsti nullaosta dei superiori gerarchici, era una verità conosciuta dai vertici dei due ospedali almeno da maggio del 2023. Cioè da ben 7 mesi prima che, come raccontato dall’inchiesta de La Notizia, il caso esplodesse ufficialmente con la mail inviata dalla Direttore f.f. SC Direzione Professioni Sanitarie, Barbara Pinna, datata 27 dicembre 2023.
L’esposto dell’Usb di maggio 2023
La notizia, infatti, era contenuta nell’esposto redatto dal sindacato Usb, dal titolo “Violazione delle regole, norme e procedure sul pagamento di talune indennità contrattuali presso la Asst Sati Paolo e Carlo e contestuale utilizzo dei fondi contrattuali soggetti a contrattazione”, inviato il 18 maggio 2023 a ministero della Salute, Procura della Repubblica, Anac, Regione Lombardia Orac e Collegio sindacale dell’Asst. Allora a dirigere l’Asst era Matteo Stocco, oggi promosso dall’assessore Guido Bertolaso a capo del Policlinico. Nell’esposto il sindacato denunciava una gestione anomala dei fondi contrattuali, nei quali, per l’Usb, si sarebbe registrato un ammanco milionario. E, per il sindacato, uno dei mezzi utilizzati per creare questi buchi, erano proprio i turni e gli straordinari auto-assegnatisi dai responsabili, senza autorizzazione dei superiori e senza controllo da parte di alcuno. Non solo. I vertici della Asst il 19 maggio 2023 (cioè il giorno dopo l’esposto), rispondevano via mail all’Usb che tutte le variazioni di turno avvenute al di fuori del normale sistema di gestione (i badge) erano “tracciate ed è possibile stabilire risalire alla persona che effettuato la modifica”. Aggiungevano poi che “le utenze che effettuano tali modifiche sono autorizzate da pate del Direttore di S.C. di riferimento”.
I vertici sapevano e non fecero nulla
Quindi i vertici della Asst sapevano che era possibile intervenire manualmente sui giorni lavorati, aggiungendo ore di straordinario, pagate 30 euro/ora lordi (se giustificate come emergenza Covid) o 50 euro/ora (se fatte passare per smaltimento delle liste d’attesa). E avrebbero potuto individuare gli autori dei cambiamenti molto tempo fa. Invece non fecero nulla. Tanto che sull’intera questione – supposto ammanco milionario e controlli sui turni – sono in corso numerose verifiche da parte degli organi competenti. Sull’intera faccenda, comunque anche in questi giorni sono in corso le verifiche disposte dagli organi competenti. Così come sono in corso le verifiche interne ai due ospedali, dove sono stati avviati oltre quaranta provvedimenti disciplinari a carico di altrettanti coordinatori. Quei dipendenti, cioè, che materialmente potevano inserire, toglie, modificare i rendiconti delle presenze.
Oltre 40 i procedimenti disciplinari aperti
Ad oggi si sa che in quella quarantina di casi sono comprese situazioni assolutamente lecite – lavoratori che si erano dimenticati di strisciare il badge o lo avevano dimenticato o che, ancora, erano a corsi di specializzazione e quindi impossibilitati a timbrare -, ma anche situazioni limite. Come quella di un dipendente che per 240 giorni su un anno e mezzo non ha mai timbrato il cartellino, preferendo inserire (e certificare) le proprie ore di lavoro autonomamente. Oppure altri che risultano terminare un turno di servizio in un dipartimento dell’ospedale e un minuto dopo (cioè 60 secondi dopo) risultano prendere servizio in un altro. Interrogati sulla vicenda, i nuovi vertici dei due ospedali hanno preferito non commentare, riferendo che “sono in itinere le opportune verifiche, pertanto non ci è possibile rilasciare dichiarazioni”.