Dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (“Una soluzione eccellente, frutto di una collaborazione istituzionale e della consapevolezza che il Teatro alla Scala è un simbolo prestigioso della nazione che proietta un’Italia positiva nel mondo”), al presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone. Passando per l’ex vicesindaco, Riccardo De Corato, è un vero tripudio quello col quale la destra meloniana ha accolto la designazione di Fortunato Ortombina a sovrintendente della Scala da settembre. L’ufficialità è arrivata ieri, dopo il Cda, che ha anche stabilito che l’attuale sovrintendente Dominque Meyer rimarrà in carica fino al primo agosto 2025.
Scala, la “vittoria” contro l’egemonia culturale della sinistra
Del resto, Fratelli d’Italia vede nella nomina dell’attuale sovrintendente della Fenice di Venezia una vittoria nella battaglia contro l’egemonia culturale della sinistra. E, soprattutto, contro quell’alta borghesia milanese che da sempre guarda Meloni & Co. dall’alto in basso, i “barbari” venuti da Roma. Basti ricordare i lunghi applausi tributati a Sergio Mattarella da (tutto) il Teatro nelle ultime prime di stagione e l’indifferenza (quando non il fastidio) riservata invece ai potenti di FdI e Lega.
Sala e il Cda masticano amaro
Una sconfitta che il Cda e Sala hanno dovuto ingoiare, ma senza fare nulla per nascondere il fastidio. “Meyer mi ha chiesto di arrivare ai 70 anni e credo che non solo fosse nei suoi diritti, ma che facesse assolutamente bene”, ha dichiarato Sala dopo il Cda, “Il Consiglio ritiene che la norma dei 70 anni non sia valida e che non impatti sulla Scala. Questo da pareri legali. Ciononostante nella discussione col governo abbiamo trovato una formula, che è evidentemente di compromesso, ma riteniamo che sia un compromesso accettabile”.
Quindi “non lo facciamo perché siamo obbligati dalla legge, ma perché ci siamo arrivati attraverso una discussione col governo”, ha continuato, sottolineando che “diciamo che il Consiglio a questo punto è soddisfatto di tutto ciò”. “I singoli protagonisti saranno soddisfatti? Di fronte a situazioni del genere mai nessuno lo è completamente”, ha poi aggiunto il sindaco. “Non mi voglio prendere nessun merito, perché ho cercato di fare l’esecutore diligente delle volontà del Consiglio, ma io ho continuato in tutte queste settimane ad avere confronto, l’ultimo ieri pomeriggio con Meyer, per cercare di rendere viabile questa decisione, per il bene della Scala”. Tutte considerazioni che importano assai poco a Fdi. Conta invece quella bandierina messa in piazza della Scala, sbattuta in faccia al Cda scaligero, cioè ai poteri forti che gestiscono Milano da sempre, assai poco abituati a perdere e a prendere ordini.