Poiché questo non è un Paese con il cuore duro come certa stampa e certa politica si ostinano a raccontare ha suscitato un indignato clamore l’idea di inserire un pizzo di 4938 euro come “cauzione” per il richiedente asilo che non vuole essere trattenuto in un Cpr, almeno fino all’esito dell’esame del suo ricorso contro il rigetto della domanda.
Meloni aveva promesso di stanare gli scafisti e alla fine c’è riuscita: gli scafisti sono loro, senza bisogno di andare per tutto l’orbe terracqueo
L’hanno scritto all’interno di uno schifoso decreto che si ostinano a chiamare con il nome di una città in cui sanguinano ancora i corpi colpevolizzati da un ministro per il disturbo che hanno arrecato morendo. Quando si crede che non possano essere più disumani di così questa banda di sgherri che stanno al governo riescono a immaginarsi norme ancora più feroci.
La scelta oltre che disumana è anche stupida – come tutte le cose disumane – perché dimostra di non sapere assolutamente nulla di ciò che si promettono di governare: dover dimostrare la sostenibilità dell’accoglienza da parte di chi dovrebbe essere accolto è un imbecillità smisurata.
Ci sono poi alcune consonanze da sottolineare. Chiedere i soldi a un disperato perché possa pagarsi la speranza di salvezza è il modo dei trafficanti e degli scafisti. Richiedere il pagamento per ottenere un diritto è il modo tipico del racket mafioso.
Valutare l’accoglienza di qualcuno in base ai soldi che ha in tasca è la modalità tipica degli sfruttatori. Presumere che qualcuno possa sopravvivere alle violenze e alle sevizie di quei viaggi con dei soldi in tasca è da coglioni. Tutte caratteristiche condensate in una sola norma, un capolavoro. Giorgia Meloni aveva promesso di stanare gli scafisti e alla fine c’è riuscita: gli scafisti sono loro, senza bisogno di andare per tutto l’orbe terracqueo.