Una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Reggio Calabria, è stata compiuta all’alba con l’esecuzione di 17 ordinanze di custodia cautelare – 12 in carcere e 5 agli arresti domiciliari – emesse nei confronti di altrettanti soggetti, la maggior parte dei quali affiliati alla potente cosca Libri di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo, con l’aggravate dell’agevolazione mafiosa, tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo di Roma, coadiuvati dagli operatori del Reparto Prevenzione Crimine, hanno eseguito anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese e società. Impiegati oltre 150 agenti.
“Libro Nero” è il nome che gli investigatori della Polizia hanno dato all’operazione scaturita dall’inchiesta che ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche operative della cosca Libri, una delle più potenti articolazioni della ‘ndrangheta unitaria, che controlla nella città di Reggio Calabria i quartieri Cannavò, Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio e le frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana. Nel corso dell’operazione, gli investigatori della Polizia hanno messo i sigilli a numerose società riconducibili agli appartenenti alla cosca, operanti nel settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, il cui valore complessivo, nell’ordine di diversi milioni di euro, è in corso di esatta quantificazione.
L’inchiesta della Dda reggina ha consentito di fare luce anche “sugli interessi economici e politici della cosca Libri, svelando come affermati imprenditori e politici locali e regionali fossero asserviti totalmente alle volontà della consorteria criminale in qualità di soggetti intranei o concorrenti esterni”. In particolare, è stato accertato come la cosca abbia favorito, nel corso del tempo, “alcuni imprenditori che potevano sembrare avulsi da qualsiasi contesto mafioso, ma al quale in realtà partecipavano pienamente”. “Detti soggetti – riferisce la Polizia di Stato -, rispondendo alle logiche ed alle strategie di sviluppo imprenditoriale pianificate dai vertici della cosca e godendo degli occulti finanziamenti e delle protezioni derivanti dalla stessa, hanno assunto posizioni di assoluto rilievo nei loro ambiti operativi, godendo da un lato della protezione della ‘ndrangheta, al fine di avviare e far crescere in modo esponenziale le proprie attività imprenditoriali, e finanziandola dall’altro”.
“Nella prospettiva di un maggiore ed efficace sviluppo dei propri interessi criminali – aggiungono gli investigatori -, la cosca Libri, oltre ad essere perfettamente in grado di interferire nelle dinamiche economico-imprenditoriali locali, è stata allo stesso tempo capace di infiltrarsi in quelle politico-elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto basato sul do ut des, destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema ‘ndranghetistico nel suo complesso. I Libri hanno saputo elaborare raffinate strategie finalizzate a consentire l’elezione di soggetti che potessero agire quali loro preposti negli organismi istituzionali. Invero, l’ascesa politica fino al Consiglio Regionale di un soggetto politico reggino è stata costantemente supportata, fin dagli inizi, dalla cosca Libri. L’attività di indagine ha fornito importanti elementi sulla centralità del ruolo esercitato dalla cosca in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale del novembre 2014. In quella tornata elettorale, la consorteria ha convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso un politico di Reggio Calabria poi eletto al Consiglio della Regione”.
I due politici coinvolti sono i consiglieri regionali calabresi Alessandro Nicolò di Fratelli d’Italia, ora agli arresti nel carcere di Reggio Calabria, e Seby Romeo, attuale capogruppo del Partito Democratico nello stesso Consiglio regionale calabrese, al quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. C’è anche un terzo politico, indagato a piede libero, Demetrio Naccari Carlizzi, anche lui del Pd, già assessore regionale nella giunta guidata da Agazio Loiero ed ex vice sindaco di Reggio Calabria nel corso delle sindacature di Italo Falcomatà.