Il green pass della discordia. Sì, perché in queste ore si tratta proprio su quanto rigide dovranno essere le misure del certificato verde. Ma sono anche ore in cui si iniziano a vedere gli effetti degli assembramenti dovuti agli Europei di calcio. Dei 681 casi della regione Lazio ben 557 sono solo nella Capitale. L’assessore Alessio D’Amato non usa giri di parole: “Stiamo pagando il cosiddetto ‘effetto Gravina’, ma senza complicazioni negli ospedali”, ha spiegato citando il numero uno della Federcalcio Gabriele Gravina (leggi l’articolo), che aveva difeso la grande parata con bus scoperto della Nazionale allenata da Roberto Mancini dopo il successo di Wembley contro l’Inghilterra.
Tornando al certificato verde il piano del governo, secondo indiscrezioni, prevede una sola dose di vaccino per poter accedere ai ristoranti al chiuso , mentre sarà richiesto il ciclo completo per i locali che prevedono un maggiore assembramento e zero distanziamenti, come ad esempio le discoteche. Ma è ancora tutto da discutere nella prossima cabina di regia. E mentre il governo valuta la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre, le Regioni spingono per l’obbligo di accesso con il green pass a discoteche e grandi eventi per permettere la riapertura di queste attività.
L’uso del pass per ristoranti e locali al chiuso riguarderebbe le aree al di fuori della zona bianca: una misura che, soprattutto in autunno, servirebbe per evitare nuove chiusure. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, nel frattempo ha chiesto di riunire nuovamente la Commissione Salute delle Regioni (leggi l’articolo) e, dopo il primo incontro di oggi con i governatori – sui temi del green pass e dei parametri per l’assegnazione dei profili di rischio -, una nuova Conferenza delle Regioni è convocata per domani alle 9 e precederà la Conferenza Unificata e la Stato-Regioni.
“Sia sulla revisione dei parametri per le zone che sull’uso del green pass sono in corso ulteriori interlocuzioni con il Governo” ha detto Fedriga, secondo cui “l’andamento della campagna di vaccinazione consente di aggiornare gli indicatori a cui si legano l’assegnazione dei colori alle diverse zone e le conseguenti misure di restrizione”.
La formula che è in fase di valutazione non può però essere applicata a tutte le zone d’Italia. Con i nuovi criteri di valutazione per stabilire in che fascia di rischio inserire ogni regione, con la zona gialla che potrebbe scattare già col 5% delle terapie intensive occupate e il 10% degli altri reparti Covid, dovrebbero esser rivisti anche i criteri per l’accesso ai locali pubblici al chiuso. . In caso di zona gialla, arancione o rossa, le restrizioni saranno quindi sempre maggiori, anche per coloro in possesso di green pass.
L’obiettivo, comunque, è quello di riuscire a mantenere l’Italia in fascia bianca fino al 15 agosto, non penalizzando così il settore turistico e garantendo libera circolazione anche per chi viene dall’estero. Per fare ciò, però, potrebbero essere necessarie misure immediate per frenare i contagi e, soprattutto, i ricoveri, più determinanti nella valutazione delle fasce di rischio. Oltre alle nuove disposizioni, c’è da predisporre anche il prolungamento dello stato d’emergenza, in vigore fino al 31 luglio, almeno fino alla fine dell’estate.
Il confronto, però, non è privo di ostacoli, visto che una buona parte del centrodestra si sta mettendo di traverso all’ipotesi di un green pass per ristoranti e bar, mentre sembra più aperto sulle restrizioni per discoteche e grandi eventi pubblici, come partite di calcio e concerti. In questi giorni, infatti, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno espresso la loro forte contrarietà alla proposta. Mentre non è ancora chiara la posizione che sarà tenuta dai Cinque Stelle.
Il professor Galli non ha dubbi: l’unico modo per evitare una nuova ondata è convincere il maggior numero possibile di persone, anche tra i più giovani, a sottoporsi al vaccino anti-Covid per evitare che questo torni a circolare in maniera massiccia in tutto il Paese, aumentando anche il rischio che nascano nuove varianti più aggressive e resistenti ai vaccini. “In quasi tutte le rianimazioni del Paese ci sono oggi pazienti under 40 ricoverati, questo perché sui grandi numeri trovi persone con caratteristiche genetiche, fisiche e storia personale di altre malattie, che rischiano se contagiate di sviluppare una malattia grave – ha detto –. Da quando ci sono i vaccini le persone muoiono di meno, dobbiamo usarli senza se e senza ma”.