Qualcuno probabilmente sarà rimasto deluso. Almeno a leggere la ricostruzione – a quanto pare fantasiosa – di ieri sul Corriere della Sera. Il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, non ha alcuna intenzione di fare passi indietro o di lato. Figuriamoci di rassegnare dimissioni come più di qualcuno avrebbe ventilato, magari sperando (e tirando i piedi) in un passo falso della maggioranza gialloverde. È stato, d’altronde, lo stesso economista a chiarire, interpellato dalla Reuters, di non aver mai nemmeno pensato alle dimissioni. Che sul punto ha chiuso con una battuta laconica: “È il sogno del Corriere che me le chiedeva fin dal mio insediamento”.
E sul punto ancora più chiaro ed esplicito è stato lo sponsor numero uno del professore, Matteo Salvini: “Paolo Savona è uno degli assi portanti di questo Governo”, ha detto il vicepremier. Che poi ha aggiunto: “Ho letto su un giornale che non parlo con Di Maio e ci ho parlato l’ultima volta questa mattina (ieri mattina, ndr) pochi minuti fa – ha aggiunto Salvini -, quindi lasciamo perdere i gossip, i retroscena lasciamoli ai settimanali scandalistici, quando c’è un Paese da governare”. Secondo alcuni, però, resta vivo un malcontento di fondo. Il “mancato” ministro dell’Economia del Governo del cambiamento sarebbe rimasto sempre più isolato, stretto tra l’asse governativo Tria-Conte e il peso che i Cinque stelle vogliono esercitare nelle decisioni economiche.
Che Savona abbia espresso critiche in merito ad alcune scelte economiche di Giovanni Tria, è fuor di dubbio. “È inevitabile – si dice dal dipartimento guidato dallo stesso Savona – che possano esserci diversità di vedute, specie per tra professori che non ragionano per interessi partitici”. Da qui a pensare, però, a dimissioni il salto è lungo. Anche perché, come La Notizia ha già documentato, il ministro Savona ha messo su una squadra di prim’ordine tra economisti, giuristi, professori per contrastare le politiche finanziarie dell’Unione europea e, soprattutto, per risolvere uno dei problemi più longevi che intercorre tra Italia e Bruxelles: quello delle sanzioni comunitarie e delle tante procedure d’infrazione aperte a danno del nostro Paese.
Restano, tuttavia, i malumori. Che Savona non nasconde. “Non si può più andare avanti così, non ha senso. E la manovra com’è non va più bene: è da riscrivere”, avrebbe detto il ministro dopo la scontata bocciatura della Commissione europea alla Manovra. Uno sfogo a caldo che ha lasciato effettivamente pensare al peggio. Ma è anche vero che poco dopo Savona ha immediatamente dettato la linea collaborativa con l’Ue: “Il dialogo deve prendere le mosse dalle nobili parole del presidente Mattarella, pronunciate in occasione della visita di Stato in Svezia, le cui linee sul futuro dell’Unione Europea sono chiaramente espresse e affondano le radici nell’ispirazione che ha condotto i Paesi membri a firmare i Trattati”. E non è un caso che, Tria in primis, nel Governo ci si è allineati alla linea impressa dall’economista. A riprova di quanto sia portante l’asso-Savona. Ed è, forse, proprio per questo che molti sperano che la colonna portante crolli. Sarebbe un cedimento pericolosissimo per la stabilità del Governo del cambiamento.