In Italia più di 1,3 milioni di bambine, bambini e adolescenti vive in condizioni di povertà assoluta e uno su quattro è a rischio di povertà e di esclusione sociale. A essere penalizzate sono le aspirazioni. Il 67,4%, degli adolescenti è convinto che il lavoro del futuro non gli consentirà di uscire dalla povertà, più di un ragazzo su quattro in condizioni di deprivazione materiale afferma che non finirà la scuola e andrà a lavorare (a fronte dell’8.9% dei coetanei).
Sono i dati della ricerca Domani (Im)possibili, curata da Save the children e presentata all’Acquario di Roma in occasione dell’apertura di Impossibile 2024, la biennale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La ong nel suo rapporto scrive che in Italia quasi un 15-16enne su dieci (9,4%) – circa 108 mila adolescenti – vive in condizioni di grave deprivazione materiale.
Per il 17,9% dei rispondenti, i genitori hanno difficoltà nel sostenere le spese per l’acquisto dei beni alimentari, dei vestiti o per il pagamento delle bollette. C’è chi vive in case senza riscaldamento (7,6%) o con il frigo vuoto (6,4%), chi rinuncia ad uscire (15,1%), chi non fa sport perché troppo costoso (16,2%), chi non va in vacanza per motivi economici (30,8%) e, ancora, chi non riesce a comprare scarpe nuove, pur avendone bisogno (11,6%).
Save the children: un minore su dieci in povertà
Inevitabili le conseguenze sulle opportunità educative. Il 23,9% dei 15-16enni ha iniziato l’anno scolastico senza aver potuto acquistare tutti i libri o il materiale necessario. Il 24% dichiara che i genitori hanno difficoltà economiche per farli partecipare alle gite scolastiche e il 17,4% non si iscrive a corsi di lingua perché troppo costosi.
C’è anche chi in casa non ha uno spazio tranquillo per studiare (15%). Più di un 15-16enne su tre (37,7%) vede i genitori spesso o sempre preoccupati per le troppe spese e il 43,7% cerca di aiutarli, risparmiando (84,2%) e svolgendo qualche attività lavorativa – anche prima dell’età legale consentita – per coprire le proprie spese (18,6%) o per contribuire alle spese di casa (12,3%).
Save the Children, la povertà uccide anche la speranza
La povertà ovviamente incide anche sulla speranza. Solo poco più della metà dei minori in svantaggio socioeconomico afferma che riuscirà a fare quello che desidera nella vita (54,7%) o quello per cui si sente portato (59,5%), a fronte del 75% e 77,8% di chi ha condizioni socioeconomiche più favorevoli. Inoltre, solo il 35,9% dei giovani intervistati in condizione di deprivazione materiale afferma che andrà all’università – contro il 57,1% dei minori in migliori condizioni socioeconomiche – e un 43,6% vorrebbe andare all’università ma non è certo di potersela permettere.
La consapevolezza circa il percorso ad ostacoli che dovranno affrontare per realizzare le proprie aspirazioni è accompagnata per più del 40% di ragazzi e ragazze da sentimenti negativi quali ansia, sfiducia e paura.
Save the Children: allarme anche nella fascia 0-3 anni
Numeri allarmanti anche per i bambini da 0 a 3 anni. Emergono difficoltà nell’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini (58,5%), abiti per bambini (52,3%), alimenti per neonati come il latte in polvere (40,8%) o giocattoli (37,2%).
Il 40,3% ha difficoltà a provvedere autonomamente a visite specialistiche pediatriche private e il 38,3% ad acquistare medicinali o ausili medici per neonati. Sui bilanci pesano poi il pagamento delle rette per gli asili nido o degli spazi baby (38,6%) e il compenso di eventuali servizi di babysitting (32,4%).
Quasi una famiglia su sette (15,2%) non accede al pediatra di libera scelta. A causa del costo e della carenza di asili nido il 64,6% dei genitori, per la maggior parte donne, rinuncia ad opportunità formative e lavorative perché non sa a chi affidare i propri figli.