Non lascia spazio a dubbi la posizione del presidente dell’Europarlamento David Sassoli: una difesa senza se e senza ma della proposta presentata da von der Leyen il 27 maggio scorso per far fronte alla crisi economica innescata dalla pandemia. Il fondo di ricostruzione di 750 miliardi di euro, divisi in 500 di sussidi e 250 di prestiti, finanziato sul mercato con bond emessi dalla Commissione che verrebbero ripagati con la garanzia del bilancio pluriennale europeo allargato di 40 miliardi di euro da recuperare con l’introduzione di risorse proprie non si tocca. Non ci sta Sassoli a giocare al ribasso e ad accettare soluzioni “annacquate” e lo ha fatto capire chiaramente ieri nel suo intervento a margine del Consiglio Europeo: se il Next generation Eu dovesse non soddisfare le aspettative al Parlamento Ue farebbero “muro”, come è successo lo scorso anno con le nomine dei commissari europei quando ben tre furono bocciati nelle audizioni dell’Eurocamera. “La proposta della Commissione è un’ottima base di partenza e non si può tornare indietro: l’indicazione del Parlamento è ben chiara e ci auguriamo che il Consiglio la apprezzi – ha puntualizzato – vogliamo un piano di ripesa e un quadro finanziario pluriennale che siano la benzina del motore che deve ripartire e che rispettino le nostre ambizioni. Il Recovery Fund deve aiutare tutti i Paesi a rimettersi in moto, nessuno escluso. Per questo, intervenire solo con prestiti avrebbe conseguenze asimmetriche sul debito dei singoli Stati membri e sarebbe più costoso per l’Unione nel suo insieme”.
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