Il nuovo Piano casa di Christian Solinas apre a “un condono edilizio” regionale mascherato. Questo uno dei principali motivi che hanno convinto il governo del premier Mario Draghi ad impugnare, davanti alla Consulta, il provvedimento del presidente della Sardegna in quanto ritenuto incostituzionale. Sostanzialmente, come messo nero su bianco, il Piano approvato lo scorso 14 gennaio, dopo una maratona di 14 sedute cominciate prima di Natale, concederebbe aumenti di cubature “sproporzionati” e contrari alle norme oltre ad esporre in particolare le campagne al rischio di effetti ambientali “devastanti in termini di frammentazione degli agroecosistemi”.
La legge 1 del 2021, fortemente voluta dalla maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale, secondo i ricorrenti allenta il sistema di regole e di tutele finora in vigore, rendendo più semplice costruire, ristrutturare e ampliare praticamente ovunque, anche nelle zone agricole e in lotti minimi di un ettaro, con l’eccezione della fascia protetta dei 300 metri dal mare, dalle zone umide e da laghi, stagni e bacini artificiali. Più facile rendere abitabili soppalchi, sottotetti, seminterrati e pilotis. Come se non bastasse, il nuovo Piano consente anche aumenti di cubature per seconde case e hotel, introduce un mercato dei crediti volumetrici e proroga gli incrementi di cubature fino a tutto il 2023.
IRA A 5 STELLE. Che il provvedimento fosse nel mirino del governo, è cosa nota. Ma pochi si aspettavano che la bocciatura della legge fosse stata pressoché totale. Eppure a spiegare come stiano le cose è stato Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti nel Consiglio regionale sardo, che ieri ha raccontato di aver “letto le motivazioni che hanno portato il governo ad impugnare il Piano casa della Sardegna. Una strage, non si è salvato nemmeno un articolo”.
Secondo il consigliere probabilmente “si tratta di un record perché nella maggior parte dei casi l’esecutivo nazionale interviene con il bisturi a segnalare l’incostituzionalità solo di alcuni articoli o addirittura di singoli commi” mentre “in questo caso ha dovuto usare una motosega: il testo è da buttare e da riscrivere daccapo”.
Soddisfazione per l’impugnazione è arrivata anche da parte di Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato M5S, il quale spiega che “la decisione del Governo è il passo in avanti che noi speravamo ma non basta” in quanto “occorre sospenderne l’efficacia, così come la Consulta ha disposto recentemente per una legge della Val D’Aosta”.
“Infatti”, prosegue il grillino, “in attesa della decisione della Corte, le norme sono formalmente efficaci e la loro applicazione comprometterebbe in modo devastante il territorio con una frammentazione degli agroecosistemi e un condono surrettizio, come sostiene l’impugnativa del governo”. Proprio per questo Perantoni chiede “alla Consulta” di sospendere “in via cautelare gli effetti del Piano casa sardo che, se attuato, provocherebbero danni gravi e irreparabili agli interessi pubblici e privati”.
Un provvedimento che già a febbraio era finito al centro delle critiche da parte dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali che avevano sollevato i primi dubbi di costituzionalità. Rimostranze a cui la Regione Sardegna aveva risposto, a inizio marzo, con una serie di osservazioni – tutte respinte dal ministero – tra cui quella secondo cui “nessuna disposizione di legge statale impedisce di approvare i piani urbanistici generali o attuativi se manca un piano paesaggistico regionale”.