di Carmine Gazzanni
In tutto i militari ammalati a causa dell’inquinamento bellico sono circa 3.800, di cui 328 le vittime accertate di uranio impoverito. Questi ragazzi si ammalano e muoiono mesi dopo aver partecipato a missioni all’estero e spesso la malattia viene declinata con il nome della destinazione: Sindrome dei Balcani, Sindrome dell’Iraq. Ma c’è anche chi non è uscito mai dalle mura di casa nostra e si è ammalato lo stesso. Succede in Sardegna, dove si trovano il 61% delle servitù militari italiane e i tre più grandi poligoni d’Europa. Parliamo di basi militari che lo Stato affitta per sperimentazioni e esercitazioni degli eserciti stranieri. Una cessione che, tuttavia, dovrebbe essere un “do ut des”. Ma alla fine la Sardegna si ritrova ad essere, per così dire, cornuta e mazziata. I comuni dell’isola, infatti, mettono a disposizione i propri territori per le esercitazioni militari americane e il Governo italiano dovrebbe fornire tutti gli aiuti economici per sopperire a un’economia che, in queste condizioni, viene inevitabilmente meno. Non a caso c’è una legge, dal 1990, che prevede aiuti economici ogni cinque anni per i comuni nel cui territorio sono presenti aree in uso all’amministrazione militare. Parliamo, in soldoni, di contributi annui per programmi di sviluppo economico e sociale.
LO STOP – Peccato, però, che questi contributi non arrivino ormai da sei anni a destinazione, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare. Secondo la denuncia in Parlamento di Michele Piras (Sel), infatti, alla regione Sardegna è stata destinata la cifra di 15.135.769 euro relativa al quinquennio 2005/2009. E da allora? Niente di niente. Da sei anni i comuni interessati non ricevono neanche un centesimo da Palazzo Chigi. Già, perché dovrebbe essere proprio la presidenza del Consiglio a disporre il finanziamento previsto dalla legge. Non solo: Piras a riguardo ha presentato più interrogazioni, ma il Governo non ha mai risposto. Una dimenticanza non da poco, considerando che gli interessati sono tutti Comuni di piccole dimensioni per i quali tali cifre sono a dir poco essenziali. Tutto è fermo, insomma. Mentre in Sardegna le economie locali soffocano.
Twitter: @CarmineGazzanni