Sarà un autunno “caldissimo”, come ha predetto qualcuno. Il governo è atteso da mesi di fuoco non solo per le difficoltà, già annunciate, sulla manovra. Ma anche, o forse soprattutto, per proteste di piazza che di certo ci saranno. Alcune sono già state ufficializzate, altre quasi sicuramente verranno organizzate nelle prossime settimane. E i presagi sono pessimi già da ora. Perché, in effetti, diverse proteste contro il governo sono attese nelle prossime settimane, forse già da settembre.
La protesta sul Superbonus apre il fronte anti-Meloni. E nei prossimi mesi la mobilitazione contro il Governo si allargherà
Ma il fronte delle mobilitazioni è in realtà già aperto. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e tutti i suoi ministri non possono neanche godersi gli ultimi giorni di vacanza. La tregua estiva è già terminata, come dimostra la protesta dell’Associazione esodati dei Superbonus, che si attendevano un decreto per risolvere il problema dei crediti incagliati: una promessa, fatta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che non è stata rispettata. E il fronte si allargherà nelle prossime settimane, con le proteste contro l’abolizione del Reddito di cittadinanza che già sono iniziate in estate e sono destinate a ripetersi nei prossimi mesi.
Lo sciopero generale della Cgil verrà probabilmente affiancato da diverse mobilitazioni
E, ancora, lo sciopero generale della Cgil, che verrà probabilmente affiancato da diverse mobilitazioni – tanto più in vista del varo della manovra – di singoli settori che rischiano tagli, come l’istruzione e la sanità. Il governo, insomma, è atteso da un autunno caldissimo. E a dimostrarlo è il fatto che le proteste sono già partite, come nel caso della mobilitazione di oggi.
La tregua estiva è già di fatto conclusa per il governo. Che si trova a fronteggiare la prima mobilitazione già oggi. A convocarla sono gli esodati del Superbonus, che accusano di “immobilismo” il governo Meloni e criticano Giorgetti per la “mancata pubblicazione dell’atteso decreto urgente per lo sblocco dei crediti fiscali”. Il titolare del Mef aveva mostrato massima “disponibilità” in occasione del tavolo tecnico di luglio, ma poi a questi annunci non hanno fatto seguito i fatti.
L’Associazione esodati del Superbonus ha deciso di tornare in piazza
E per questo l’Associazione esodati del Superbonus ha deciso di tornare in piazza, davanti alla sede di Poste Italiane. Non un luogo qualunque, ma una scelta simbolica. Perché proprio Poste ha annunciato la riapertura del servizio di acquisto dei crediti, ma solamente da ottobre. Non basta, secondo l’associazione. Che ritiene “insufficiente” questa risposta, solo parziale. Anche per la quota limite fissata a 50mila euro per i crediti incagliati. La volontà di chi protesta è di parlare non solo a Poste Italiane, nella speranza che allarghi gli acquisti dei crediti, ma anche a tutto “il comparto bancario e finanziario e con essi ai pilastri della finanza pubblica come Cassa Depositi e Prestiti e Medio Credito Centrale”.
La richiesta degli esodati è che questi enti tornino a sostenere l’acquisto dei crediti. Perché il punto è semplice: “La situazione è grave e ulteriori indugi sono inaccettabili”. L’intervento promesso dal governo in tempi brevissimi e con massima urgenza non è arrivato. E ora l’emergenza riguarda tanto le famiglie che hanno bisogno dello sblocco dei crediti relativi al Superbonus quanto un settore, quello dell’edilizia, che dopo il boom legato ai bonus edilizi ora rischia una crisi profonda, come dimostra l’aumento record delle ore di cassa integrazione chieste negli ultimi mesi. Quella di oggi è una prima protesta che sembra aprire il fronte dell’autunno caldo per il governo.
Nei prossimi mesi la protesta di piazza contro il governo è certa
Nei prossimi mesi la protesta di piazza contro il governo è certa. La mobilitazione è stata confermata dalla Cgil, che in autunno prevede uno sciopero generale. Il segretario generale del sindacato, Maurizio Landini, ha parlato di una consultazione straordinaria tra i lavoratori a settembre per poi definire le modalità della mobilitazione nazionale attesa a Roma. L’idea è di scendere in piazza in concomitanza della preparazione della legge di Bilancio: una manovra “complicata”, come l’ha definita Giorgetti, e che rischia di vedere diversi tagli, dalle pensioni alla sanità.
Non a caso non sono escluse proteste anche delle singole categorie di lavoratori. A partire dal settore sanitario, sicuramente, su cui pende anche la partita del rinnovo dei contratti rinviata a settembre. C’è poi la scuola, con un nuovo anno scolastico che parte in salita tra supplenti e cattedre vacanti, soprattutto al Nord, a causa dell’aumento del costo della vita che porta diversi insegnanti a rifiutare il posto.
Gli ambientalisti puntano a rilanciare la battaglia per le politiche green
Annunciate anche le mobilitazioni dei movimenti ambientalisti che puntano a rilanciare la battaglia per le politiche green, su cui sembra evidente un arretramento con le destre al potere. E senza dubbio uno dei temi più ricorrenti nei prossimi mesi sarà quello del lavoro povero: se il governo dovesse davvero affossare il salario minimo, così come sembra probabile oggi, è immaginabile una mobilitazione di piazza. Che potrebbe essere organizzata anche dalle opposizioni che promettono battaglia sulla retribuzione minima a 9 euro l’ora in caso di rigetto della proposta di legge.
La rabbia sociale può esplodere anche per lo stop al Reddito di cittadinanza
Non può mancare il rischio di tensioni legate allo stop al Reddito di cittadinanza. La rabbia sociale può esplodere in autunno e un primo assaggio lo si è già visto a fine luglio, quando un sms ha comunicato l’esclusione dal sostegno per migliaia di famiglie. A Napoli una manifestazione si è già tenuta a inizio agosto, davanti alla sede dell’Inps. E da settembre una o più repliche sembrano probabili. Sarà un autunno “caldissimo”, come prevede anche il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Un banco di prova dal punto di vista sociale che si annuncia molto impegnativo per il governo.