Il decreto Dignità? “Ne ammiro lo spirito generale”. L’obiettivo di porre un argine all’abuso di contratti a tempo determinato. “Ma questo risultato si poteva ottenere delegiferando anziché dando vita a nuove norme”. Per Giulio Sapelli, già professore di storia economica all’Università di Milano, indicato come possibile ministro dell’Economia del Governo Conte, lavoro e crescita passano da altre strade. “Innanzitutto da una adeguata politica di investimenti da realizzare attraverso Cassa depositi e prestiti e, poi, dal superamento del feticcio del parametro europeo del 3% nel rapporto deficit/Pil”. Quanto al rischio che, di fronte a un possibile ridimensionamento del Rating del debito italiano da parte delle Agenzie internazionali, la Bce smetta di comprare titoli italiani, Sapelli è categorico: “Se non li comprerà la Bce, li compreranno i fondi americani”.
Professore, qual è il suo giudizio sul decreto Dignità che sta per diventare legge?
“Condivido il tentativo di creare strumenti che pongano fine all’abuso di lavoro a tempo determinato non giustificato né economicamente né socialmente. Però…”
“Si è persa un’occasione. Non si doveva fare una nuova legge perché il sistema economico sta morendo di legislazione. Mi riferisco a tutte quelle norme varate nelle passate legislature in modo scellerato, liberalizzando forsennatamente il mercato del lavoro con effetti inversi da quelli predicati da coloro che le propugnavano, a partire dai giuslavoristi del Pd. Era l’occasione invece di delegiferare per tornare ad un sistema di relazioni industriali fondato sull’ordinamento sindacale. Il mantra doveva essere: via gli avvocati e i magistrati dalle relazioni industriali, tanto nelle piccole quanto nelle grandi aziende. In questo senso era l’occasione per dare un segno di novità. A maggior ragione considerato che questo Governo è presieduto da un giurista come Conte che si è distinto come paladino della delegiferazione ma che poi introduce nuove leggi in un sistema in cui non dovrebbero esserci. Di certo non è questo il modo per creare crescita e occupazione”.
E invece cosa si dovrebbe fare secondo lei?
“La chiave sono gli investimenti. Si dica una buona volta cosa si intende fare con Cassa depositi e prestiti che, a mio avviso, dovrebbe seguire il modello francese e tedesco. Basta mettere chip a destra e a manca, basta risanare aziende fallite, ma la si utilizzi per fare investimenti. Magari iniziando dall’autostra-da digitale, la cosiddetta banda larga”.
aver meno paura dell’Europa e non cedere ai ricatti”.
Intanto, verso fine agosto, si attendono le pagelle sul debito pubblico italiano da parte delle agenzie di Rating. Altri guai in vista?
“Esistono dei road show istituzionali. Il ministro dell’Economia Tria invece di temere cosa faranno le agenzie di Rating, vada, parli, incontri. Non si può aspettare che Trump vinca le elezioni di Mid Term. Prima bisogna andare a parlare con i grandi gruppi finanziari di Londra, con le cattedrali della finanza, per spiegare che i conti italiani sono a posto e che il debito pubblico non inficia la crescita. In altre parole, bisogna ascoltare e far parlare di più il professor Savona”.