Il rinvio a giudizio di Daniela Santanchè per il caso Visibilia aggiunge un nuovo capitolo al lungo dossier giudiziario che vede protagonista la ministra del Turismo. Il Gup di Milano, Anna Magelli, ha deciso di mandare a processo la senatrice di Fratelli d’Italia e altri imputati (in tutto 17), con l’accusa di false comunicazioni sociali. Il procedimento si aprirà il 20 marzo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano.
Visibilia e il nodo delle accuse
L’inchiesta ruota attorno alla gestione finanziaria del gruppo Visibilia, fondato dalla Santanchè e oggetto di pesanti accuse. Secondo la Procura, tra il 2016 e il 2022 i bilanci societari avrebbero celato perdite milionarie, consentendo alla holding di restare operativa e di ingannare gli investitori. Un nodo cruciale delle contestazioni riguarda l’iscrizione dell’avviamento, un valore intrinseco dell’azienda, per cifre comprese tra 3,8 e 3,2 milioni di euro, senza procedere alla svalutazione necessaria già dal 2016. La Guardia di Finanza ha messo in luce come queste pratiche avrebbero permesso di mascherare difficoltà economiche strutturali, causando un danno agli azionisti minori, tra cui Giuseppe Zeno, che con il suo legale è parte civile nel processo.
La difesa della ministra, rappresentata dagli avvocati Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo, nega ogni addebito. Secondo i legali, i soci erano pienamente informati sulle perdite e non vi sarebbe stata alcuna operazione di maquillage contabile. Inoltre, si evidenzia come la voce “avviamento” fosse già stata oggetto di un precedente fascicolo archiviato. Una tesi che, per ora, non ha convinto i magistrati Marina Gravina e Luigi Luzi, i quali hanno ribadito che “tutti sapevano e tutti hanno taciuto”.
Il caso Visibilia ha già visto patteggiamenti da parte di due società del gruppo, Visibilia Editore ed Editrice, e di un manager. La giudice Magelli ha invece dichiarato prescritti i reati relativi al periodo 2016-2018, sollevando la ministra da alcune imputazioni. Tuttavia, il cuore dell’inchiesta rimane solido e si concentra sugli anni successivi, quando le presunte irregolarità avrebbero continuato a essere perpetrate.
Questo rinvio a giudizio rappresenta il primo processo che coinvolge Daniela Santanchè come imprenditrice, ma non è l’unico fronte aperto. Una situazione che mette in difficoltà anche Giorgia Meloni, costretta a difendere una delle sue fedelissime in un momento di crescente pressione mediatica e politica.
Le conseguenze politiche e il peso su Meloni
Mentre il processo penale si prepara ad affrontare le prime udienze, il dibattito pubblico sul ruolo della Santanchè in politica e nel mondo imprenditoriale si intensifica, sollevando interrogativi sull’eticità e la trasparenza di chi ricopre cariche istituzionali.
La ministra, assente in aula durante la decisione del GUP, dovrà ora affrontare un procedimento che rischia di segnare profondamente la sua carriera politica e imprenditoriale. L’esito del processo sarà cruciale per definire le responsabilità e l’effettiva portata delle presunte manipolazioni contabili, in un contesto che sembra sempre più caratterizzato da una commistione tra affari privati e ruolo pubblico.