Per ora di dimissioni proprio non se ne parla. Almeno non pubblicamente. Ma che in questi giorni sia un corso quantomeno una discussione interna al governo è fuori di dubbio. La posizione della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è più in bilico che mai, nonostante la diretta interessata continui a dire che nessuno le ha chiesto un passo indietro. Con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ci sarebbe stato il tanto atteso faccia a faccia dopo il Consiglio dei ministri di giovedì. E durante la riunione non si sarebbe parlato di dimissioni e sostituzione della ministra, secondo quanto assicurato dagli altri esponenti di governo.
Al di là delle parole di rito dei ministri, però, la posizione della titolare del Turismo crea non pochi imbarazzi a Meloni e nei prossimi giorni qualche importante novità potrebbe arrivare. Soprattutto in vista del 29 gennaio, giorno in cui la Cassazione deciderà sulla competenza territoriale del procedimento sul caso Visibilia e, in particolare, sull’ipotesi di truffa aggravata all’Inps per la cassa integrazione Covid. Nel caso in cui i giudici decidessero di rifiutare lo spostamento a Roma, chiesto dalla difesa della ministra, la posizione di Santanchè diventerebbe più complessa. Per il momento lei assicura che sta pensando solo a fare il suo lavoro e si dice “assolutamente tranquilla”.
Santanchè nega l’ipotesi dimissioni, almeno per ora
Non ha parlato con Meloni, lascia intendere a margine dell’inaugurazione della Fiera Motor Bike di Verona. “A me mai nessuno lo ha chiesto”, risponde a chi le chiede di un possibile passo indietro. E la ministra ribadisce la sua posizione: “Ho sempre detto che per quanto riguarda il rinvio a giudizio sulle false comunicazioni per una posta di valutazione non mi sarei dimessa e ho sempre detto che invece, se dovesse arrivare un giudizio, vediamo, per la cassa integrazione, dove capisco che ci potrebbero essere implicazioni politiche, non avrei esitato a fare un passo indietro. Ma non siamo a questo punto”. Insomma, anche se oggi sembra voler escludere le sue dimissioni, Santanchè apre a quest’ipotesi in caso di sviluppi rilevanti sul caso della cassa integrazione Covid, ritenuto molto più delicato dal punto di vista politico. Nel frattempo, sul rinvio a giudizio già arrivato, spiega che vuole difendersi “nel processo”, ma ribadendo che “non c’è nessuna implicazione politica, non c’è dolo e sono certa che sarò assolta”.
Dubbi anche nella maggioranza
Per il momento nella maggioranza nessuno, o quasi, esprime giudizi netti sul caso Santanchè. Per il presidente del Senato, Ignazio La Russa, le dichiarazioni della ministra sono “chiare”: “Lei dice: non ho mai detto che mi dimetto per il falso in Bilancio ho sempre detto che lo farei se arrivasse un rinvio a giudizio. Credo che stia comunque in una fase di valutazione, credo stia valutando e sono sicuro che valuterà bene”. Morbida anche la linea del vicepresidente del Consiglio e leader di Forza Italia, Antonio Tajani: “Sono sempre stato un sostenitore del fatto che finché non si è condannati si è innocenti. Poi, per il resto, è una scelta del ministro”.
Qualche dubbio viene invece espresso da Giorgio Mulè, deputato di Fi: a Radio 24 suggerisce a Santanchè e Meloni di “chiudersi e parlare tra di loro”. La valutazione deve farla anche la presidente del Consiglio e deve capire se “il governo ha la serenità opportuna di andare avanti”. Altrimenti “deve essere la ministra Santanchè a valutare se questa serenità non c’è”. E una decisione, a suo giudizio, andrebbe presa prima del 29 gennaio. Intanto non cambia la posizione delle opposizioni, che continuano a chiedere le dimissioni di Santanchè, con la deputata dei 5 Stelle, Emma Pavanelli, che accusa Fratelli d’Italia di essere “ostaggio dell’impresentabile Daniela Santanchè”.