Il M5S ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Daniela Santanchè. Enrico Cappelletti, deputato del Movimento Cinque Stelle, lei è intervenuto in Aula alla Camera per sostenerla. Perché la ministra dovrebbe lasciare?
“Noi abbiamo presentato una mozione di sfiducia. Siamo all’opposizione e sembra quasi un fatto scontato. Ma il dato eclatante emerso ieri dalla discussione è proprio la sfiducia che lei stessa ha ricevuto dalla sua maggioranza. Il governo era pressoché assente. Non c’erano praticamente rappresentanti della Lega o di Forza Italia, solo uno sparuto gruppo di una decina di persone di Fratelli d’Italia. Se ci fosse stata la volontà di testimoniare una vicinanza e una condivisione in questo passaggio che porterà alla votazione della mozione, penso che la prima a rimanere delusa sia stata proprio la ministra. Per il resto ho ricordato alla ministra che aveva accettato un codice, al di là di quello previsto dalla Costituzione, un codice redatto da FdI che si applica a tutti i candidati e che prevede esplicitamente che ‘chi si candida in FdI è tenuto a non operare mai in conflitto d’interessi ed a rassegnare le dimissioni per vicende giudiziarie o condotte conclamate, incompatibili con il prestigio e l’integrità richiesti per ricoprire l’incarico’. Ecco pare che questo codice sia stato scritto per il caso Santanchè. E pare proprio che la sua condotta sia incompatibile con il prestigio e l’integrità richiesti per ricoprire l’incarico che ricopre”.
La mozione è stata sottoscritta dal Pd e da Avs. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha criticato lo strumento. “La voteremo – ha detto – perché crediamo che non possa essere ministra. Eppure la sfiducia verrà respinta e il governo uscirà rafforzato dal voto del Parlamento, potendo respingere ogni richiesta di dimissione presente e futura”.
“Calenda deve ancora capire se Azione fa parte della maggioranza o dell’opposizione. Quando l’avrà capito probabilmente saremo a fine legislatura”.
Da Almasri a Santanchè, Meloni continua a mantenere la consegna del silenzio.
“Io mi sono rivolto direttamente durante il mio intervento in Aula alla presidente del Consiglio e le ho detto: ‘Cara presidente Meloni, lei quotidianamente ci ricorda che non è sotto ricatto e che non è disponibile a farsi ricattare da nessuno. Bene, adesso ha l’occasione per dimostrare che è davvero così’. L’ho sfidata ad assumersi le sue responsabilità. Mi pare evidente che Santanchè sia attaccata con il Vinavil alla poltrona, ma sorprende che Meloni non le abbia chiesto di fare un passo indietro dopo che Meloni stessa ha chiesto in passato le dimissioni di ministri per comportamenti infinitamente meno gravi di quelli della sua ministra. Pensiamo a Josefa Idem. Meloni la invitava a rispettare la sacralità delle istituzioni che rappresentava dando le dimissioni, e parliamo di un fatto nemmeno comparabile con la gravità delle situazioni su cui Santanchè deve rispondere”.
Secondo un sondaggio realizzato da YouTrend per Sky TG24, un’ampia maggioranza della popolazione (71%) è favorevole alle dimissioni della ministra. A chiedere un passo indietro di Santanchè sono soprattutto gli elettori dei partiti di opposizione, ma la richiesta è trasversale. Neanche gli elettori di destra la vogliono più?
“Dobbiamo, per carità, considerare anche Santanchè innocente fino a sentenza di condanna definitiva, però la discussione in Aula non era su aspetti di rilevanza penale ma su aspetti di responsabilità politica. Uno degli elementi che veramente evidenzia in modo macroscopico questa responsabilità è che parliamo di una ministra che, prima di assumere l’incarico, è andata in televisione e ha umiliato un padre di famiglia che era costretto a ricorrere a un sussidio di Stato, ovvero il reddito di cittadinanza, di cui aveva diritto avendo perso il lavoro. E ora apprendiamo dalle accuse, di cui dovrà rispondere, che Santanchè, mentre accusava quest’uomo di beneficiare di un sussidio di cui aveva diritto, avrebbe intascato indebitamente un sussidio statale, l’indennità Covid, truffando lo stesso Stato che ora sta rappresentando. La sua società ha chiesto, peraltro, all’Inps di poterlo restituire. Pare dunque che vi sia il riconoscimento di una responsabilità plateale ed eclatante. La ministra non dovrebbe neppure aspettare l’esito della votazione della mozione. Avrebbe dovuto lasciare il governo già da tempo, per un sussulto di dignità, di amore verso il suo Paese e soprattutto di rispetto del principio costituzionale che impone a chiunque ricopra incarichi pubblici, di farlo con disciplina ed onore”.