L’ultimo bagno di folla per Giuseppe Conte a Milano, lunedì scorso, non ha sorpreso gli organizzatori dell’evento, perché in tutta la Lombardia c’è un disagio inespresso sulla sanità pubblica, il welfare e i diritti, sacrificati da un governo regionale di Centrodestra sordo su questi temi.
A spiegare una ripresa dei Cinque Stelle che appena qualche mese fa sembrava improbabile è il coordinatore del Movimento nella regione, Dario Violi, secondo cui la prima ragione è la credibilità personale dell’ex premier, e la seconda una crescente consapevolezza dei cittadini sull’inconsistenza degli spot elettorali della Meloni e soci.
Poi però la votano.
“Lo zoccolo duro delle destre al Nord parte da lontano, ed è stato consolidato da un racconto a senso unico da parte di tv e giornali, ma se tantissime persone vogliono andare spontaneamente ad incoraggiare Conte vuol dire che qualcosa è cambiato”.
Cosa?
“Innanzi tutto c’è la richiesta di normalità e serietà, e molti hanno apprezzato un leader politico che ha governato con capacità la difficile fase pandemica. Questo gli conferisce credibilità, al contrario di quanto si consideri per la Regione”.
La Giunta Fontana ha varato un’ampia riforma della sanità…
“Ma nessuno si scorda che la Lombardia ha subito più di qualunque altra regione gli effetti della pandemia”.
E che altro?
“Il Nord corre dal punto di vista economico, e questo allarga la forbice tra chi riesce a stare al passo e chi resta ai margini. Pensare che il welfare sia un’emergenza solo del Sud è un errore imperdonabile”.
Con il Superbonus 110% il settore dell’edilizia si è rimesso in moto.
“Esatto, e qui tante imprese hanno potuto respirare, insieme ai loro dipendenti. Non tutto però fila liscio. Proprio perché c’è molto lavoro, ci sono sacche di manodopera sottopagate e sfruttate. Oggi dalla parte di queste persone nessuno è più schierato del Movimento”.
Eppure in tanti criticano il Reddito di cittadinanza.
“Molti si sono lasciati convincere dalla televisione, e d’altra parte anche quando i 5S arrivarono al 34% in Lombardia si restava intorno al 20. Ma anche qui la credibilità di Conte ha aperto gli occhi a tantissimi cittadini. E una prova tangibile è data dal fatto che se facevamo dei banchetti al mercato per spiegare il nostro lavoro, solo qualche mese fa si avvicinavano poche persone, mentre adesso vengono in tanti, e tra questi ci sono professionisti, imprenditori, Partite Iva… uomini e donne che ci dicono di non aver mai votato per i Cinque Stelle e di aver deciso adesso di cominciare a farlo”.
C’è poi la partita dei diritti. Le ricette delle destre ci riportano al Medioevo. Quanto pesa tutto questo in Lombardia?
“Molto. Pesa molto, ed è un altro dei motivi per cui consiglio alle destre di attendere i risultati elettorali prima di festeggiare. La Lombardia, infatti, come tutto il Nord, è molto avanti sui diritti civili, e non mi ha stupito che il governatore di una regione addirittura conservatrice come il Veneto, Luca Zaia, abbia chiesto al suo partito, la Lega, di abbassare i toni. Certo rimettere in discussione scelte come l’aborto rischiano di riportarci davvero nel Medioevo”.
In tutto questo il Pd che sta facendo?
“Nella loro base si sente un disagio. E il prezzo di alcuni errori è evidente. Le alleanze prima con noi, poi con Calenda, poi senza Calenda, hanno disorientato. Ma Letta qui ha fatto anche di peggio. Aver detto l’altro giorno a Monza che Pontida è provincia dell’Ungheria ha offeso tutta la provincia di Bergamo. Ma mica è facile sbagliarle tutte”.