La sanità pubblica è al collasso. Gli ospedali sono veri e propri lazzaretti, intasati di pazienti e con carenze di organico sempre più evidenti, ma la colpa secondo il ministro Orazio Schillaci è sempre di chi lo ha preceduto. Una tesi sostenuta ancora una volta ieri quando, durante il question time, ha risposto alle interrogazioni delle opposizioni che gli chiedevano quali iniziative intendesse portare avanti per superare le liste di attesa sterminate, quali azioni in materia di assunzione di medici in formazione specialistica presso gli enti del Servizio sanitario nazionale e, in ultimo, sulle iniziative volte ad assicurare l’accesso alle reti di cure palliative e alla terapia del dolore.
Gli ospedali sono veri e propri lazzaretti, intasati e con carenze di organico, ma la colpa per il ministro Schillaci è sempre di chi lo ha preceduto
Tutte domande da cui il ministro si è difeso strenuamente con il solito gioco dello scaricabarile sui precedenti governi: “La Sanità che abbiamo trovato è ingolfata, Non certo per il Covid che ha solo mostrato le debolezze di un sistema disorganizzato e spesso lontano dall’articolo 32 della Carta costituzionale”. Insomma nessun mea culpa e tanto meno una spiegazione sul fatto che il governo di Centrodestra, il quale a suo dire sta portando la Sanità pubblica in una nuova era, sembra preferire spendere risorse in armi piuttosto che impiegarle per ridare dignità a un comparto, quello della Salute, che interessa direttamente i cittadini.
Parlando delle interminabili liste d’attesa che ormai mettono in crisi perfino il diritto alla Salute, garantito dalla Costituzione, ha detto sostanzialmente che il governo di Giorgia Meloni sta mettendo mano a una situazione ormai incancrenita e che proprio l’esecutivo di Centrodestra starebbe sistemando. “Nel Milleproroghe abbiamo stanziato 380 milioni per tagliare le liste d’attesa mentre lavoriamo per una riforma del sistema” ha raccontato il ministro che poi ha tenuto a precisare “che è inaccettabile che ci siano Regioni che hanno già impegnato questi fondi e altre che restano invischiate in ritardi, lungaggini e giri di parole. Inaccettabile”.
Insomma la tesi è che le liste d’attesa dipendono ‘da alcune regioni’ che non stanno facendo quanto dovrebbero. Che ci siano ritardi e inadempienze è noto a tutti ma la giustificazione trovata da Schillaci sembra fare acqua da tutte le parti perché se il problema è legato ad “alcune regioni”, allora non si capisce come mai il problema delle liste d’attesa riguardi l’intero territorio nazionale. “Sebbene non tutte le regioni nel 2022 abbiano azzerato le liste d’attesa generatesi, il finanziamento e il supporto tecnico del Ministero hanno permesso di recuperare prestazioni che, se non fossero state soddisfatte con gli strumenti straordinari adottati, si sarebbero sommate ai nuovi bisogni di prestazioni del periodo post-critico, rendendo definitivamente disfunzionale il sistema di offerta” ha proseguito il ministro.
Per Schillaci il sovraffollamento dei pronto soccorso è “il sintomo di una malattia più grande”
Non molto diverso quanto Schillaci ha detto in relazione al sovraffollamento dei pronto soccorso che è “il sintomo di una malattia più grande che possiamo fermare solo attraverso azioni concrete e strutturali”. E su questo annuncia, rispetto ai precedenti governi, un cambio di passo in quanto “si sta facendo finalmente qualcosa”. “Abbiamo trovato una sanità piena di contraddizioni, abbiamo sentito chiamare i medici eroi ma senza che si tenesse conto delle loro grida di dolore”, aggiunge il ministro spiegando che “la strada che stiamo intraprendendo ci sembra quella giusta, senza promettere miracoli irrealizzabili, senza alimentare cooperative e senza distogliere risorse al sistema pubblico, a cui ha pensato ampiamente qualcuno, nel passato”.
“Il fatto che il 70% degli accessi in pronto soccorso sia codice bianco o verde significa che i cittadini hanno perso punti di riferimento sul territorio” e per questo “la medicina territoriale sarà potenziata”. Per riuscirci, spiega, “abbiamo innalzato i compensi per i medici che lavorano in emergenza urgenza da 60 a 100 euro orari, abbiamo disposto aumenti per gli infermieri e anticipato le indennità di pronto soccorso senza attendere il 2024. Prevediamo poi assunzioni anche senza specializzazione diretta e contratti libero professionali per gli specializzandi”.
Riguardo alle cure per i malati terminali, Schillaci ha detto che “il ministero della Salute ha attivato una specifica indagine sull’accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative, con l’invio di un questionario a regioni e province autonome. Vi è stata rispondenza al 100 per 100 dei dati richiesti e si è provveduto al sollecito delle 4 regioni che non hanno risposto”.
Al termine della rilevazione, ha concluso, “che sarà esaminata dalla apposita Sezione del Comitato Tecnico Sanitario, che ha finora fornito il supporto tecnico previsto dalla normativa di riferimento, saranno redatti i programmi regionali da approvare in seno al Comitato Lea”. Ma se possibile la cosa più interessante il ministero l’ha detta al Tg1 quando ha raccontato una tesi a dir poco discutibile sul fatto che, secondo lui, il futuro della Sanità potrà trarre giovamento dall’autonomia differenziata di Roberto Calderoli.
“Di fatto la parte pratica e organizzativa sulla salute dal 2001 è regionale e sono già le regioni che gestiscono gran parte della salute pubblica, e ci sono differenze che si traducono in una diversa aspettativa di vita sul territorio” ha spiegato Schillaci secondo cui “l’autonomia differenziata possa diventare un’occasione perché ci sia da parte del ministero un maggior controllo su ciò che fanno le regioni”. Insomma mentre tutti gli esperti dicono che il rischio dell’autonomia differenziata è di creare maggiori differenze tra le regioni, per Schillaci è vero l’esatto opposto: “È un’opportunità per superare e non per allargare le disuguaglianze nel Paese”.