di Monica Tagliapietra
Costi lievitati, servizi peggiorati. La spesa sanitaria nazionale negli ultimi dieci anni è passata da 119 a 209 miliardi. Un boom. Quasi il doppio.
Un aumento che però non ha portato a servizi migliori. Anzi, molte delle prestazioni sanitarie sono a livello da terzo mondo. Colpa della riforma del Titolo V della Costituzione, che ha moltiplicato i centri decisionali, come denuncia l’ultimo rapporto del Tribunale per i diritti del malato. Ma non solo. Il groviglio di norme ha facilitato la corruzione e aperto un’autostrada agli sprechi. Nel nome dell’autonomia, si sta consumando dunque una tragedia sulla pelle dei malati.
I cittadini così sono costretti a difficoltà inenarrabili per accedere ai servizi e ai farmaci, per non parlare di un ricovero in ospedale.
Tra i problemi diventati più insopportabili c’è anche il pagamento dei ticket, diventati sempre più salati. Un costo definito proibitivo dal 48% dei pazienti.
Il salasso riguarda anche i farmaci. La maggior parte delle medicine infatti è passata alla fascia C, quindi a totale carico del paziente.
Allungate un po’ dovunque oltre i limiti del tollerabile anche le liste di attesa per gli esami diagnostici. La causa ufficiale è sempre la carenza di strutture e personale. Facile così arrivare a un anno per una visita oncologica, undici mesi di attesa per un esame specialistico di oculistica. Qui, nel 2010, l’attesa era di 8 mesi. Si può morire tranquillamente anche a stare in fila per la visita cardiologica. Nove mesi di attesa è la media nazionale. Una vergogna che passa quasi inosservata, tanto pazienti e cittadini ci hanno fatto ormai il callo. E dire che per una visita specialistica di fondamentale importanza, come nel caso di un problema di cuore, solo nel 2010 l’attesa era di “appena” sei mesi. L’impennata delle liste d’attesa si è registrata dunque negli ultimi due anni, effetto quanto mai tangibile della politica di contenimento dei costi e di spending review applicata senza troppi compimenti da regioni e strutture sanitarie. Situazione i-nac-cet-ta-bi-le anche per le Tac, Risonanza ed ecografie, in questo caso anche a causa della ridotta disponibilità delle apparecchiature.
Praticamente raddoppiati infine i tempi di attesa per molti interventi chirurgici. Non è raro così che quando arriva il fatidico giorno il paziente è già gravissimo o non ha più bisogno di alcuna cura perché passato a miglior vita.
I conti del Tribunale per i diritti del malato leggono in 23 miliardi il totale degli stanziamenti tagliati alla sanità nell’ultimo decennio: il 20% del finanziamento totale. Impossibile invece calcolare la percentuale di vite tagliate da un risparmio che ha cancellato la dignità di migliaia di pazienti, ma non gli sprechi.