“Abbiamo depositato fin dall’anno scorso delle proposte di legge per riformare la sanità lombarda che tra l’altro erano perfettamente in linea con il PNRR e con quanto richiesto dal Ministero, ma dalla maggioranza come al solito c’è stata una preclusione a trattare i progetti di legge della minoranza”. Parole che preannunciano una battaglia senza esclusione di colpi quelle di Marco Fumagalli, consigliere regionale M5S in Lombardia, regione che si prepara ad affrontare una riforma che si preannuncia un vero e proprio terreno di confronto e scontro. “Ora ci troviamo a dover fare proposte emendative su un progetto di legge senza capo né coda e quindi inevitabilmente si dovranno depositare moltissimi emendamenti per correggere qualcosa che è assolutamente privo di una logica organizzativa”.
Perché questo atteggiamento da parte della giunta?
La maggioranza rifugge ogni confronto in quanto è divisa tra chi vorrebbe seguire il modello veneto e chi vuole continuare con il modello lombardo che rappresenta il fallimento del sistema iniziato da Formigoni e perfezionato da Maroni e ora da Fontana.
Su cosa si fonda invece la vostra proposta?
Noi abbiamo proposto di accentrare il ruolo delle ATS (Agenzie di Tutela della Salute, ndr) in un unico soggetto sul modello veneto e di creare le case della comunità secondo quanto previsto nel sistema tosco emiliano. In più chiediamo che il rapporto con il privato sia meglio precisato in quanto periodicamente emergono irregolarità, anche di natura penale, circa l’attività posta in essere dai soggetti privati contrattualizzati. In pratica gli organi di controllo in Lombardia fanno acqua da tutte le parti perché appositamente depotenziati per controllare il meno possibile e permettere quelle cose che poi finiscono sui giornali sotto la voce degli scandali in sanità.
Perché la riforma Moratti potrebbe essere così deleteria?
La pandemia ha reso evidenti i limiti del sistema sanitario lombardo in quanto la sua disorganizzazione è una delle principali cause della maggiore diffusione che ha avuto nel nostro territorio. Per favorire la sanità ospedaliera privata, si è completamente abbandonata la medicina territoriale e si è dimenticato l’importanza del medico di base. Essendo la legge attuale sperimentale, con l’approvazione delle irrilevanti modifiche apportate dalla proposta della Moratti, si legittima un impianto che si pone in contraddizione con le norme nazionali.
Addirittura?
Assolutamente sì. In pratica l’organizzazione lombarda non è rispettosa dei principi nazionali in materia di organizzazione sanitaria. Se passa il concetto che le Regioni possono svendere la sanità al privato per mantenere il sistema di potere, possiamo anche dire addio alla salute come diritto costituzionalmente garantito.
Finora qualcuno ha considerato le vostre proposte?
Fontana sa benissimo che ha un debito di riconoscimento verso la sanità privata che da sempre sostiene il centro destra in Lombardia. Gli enti privati sono diventati perfino più forti di quelli pubblici e come tale impongono scelte. Per questo le nostre proposte non vengono nemmeno prese in considerazione perché colpiscono al cuore il meccanismo di potere che garantisce al centrodestra la vittoria alle elezioni.
Cosa accadrà ora e quale sarà l’atteggiamento del Movimento?
Noi chiediamo di ritirare la proposta della Giunta e fare un vera riforma che serva ai lombardi e alla cura della loro salute superando l’impostazione formigoniana che ha svenduto la sanità agli amici del privato. Occorre rilanciare il ruolo della sanità pubblica e di una programmazione che preveda l’utilizzo delle risorse private in modo sussidiario e complementare. E’ chiaro che sono obiettivi politici antitetici perché Fontana è stato messo a capo della Regione per gestire i 19 miliardi della sanità per perseguire il profitto e non per la cura dei cittadini. Se perdiamo questa battaglia non sarà solo la sanità lombarda ad essere privatizzata, ma progressivamente tutto il sistema sanitario nazionale che finirà per seguire quello americano dove prima di curarti ti chiedono se puoi pagare.