Guai a toccargli la Sanità all’Attilio Fontana, che diventa una bestia. Soprattutto, se la si tocca per sostenere, dati alla mano, che l’eccellenza della Lombardia in fatto di salute non è più quel totem intoccabile che è stato propagandato per anni. Almeno fino allo tsunami del Covid. Ne sa qualcosa il ministero della Salute (della stessa parte politica del governatore lumbard), che due giorni fa aveva “osato” declassare la Lombardia al settimo posto nella classifica dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza sanitaria per il 2023 – quelli che dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini in egual misura sul territorio nazionale -, dal quarto del 2022. Colpa della carenza di medicina di prossimità, aveva detto il ministero.
“Risultati inaccettabili”
Apriti cielo: “Sono cose assolutamente inaccettabili”, ha tuonato ieri Fontana, “I parametri indicati non hanno niente a che vedere con il funzionamento della Sanità, sono cose cervellotiche che hanno l’obiettivo di penalizzarci”, ha attaccato il presidente.
Per Fontana si tratta di “dati che si fondano su questioni che non c’entrano niente, codici interpretabili in differenti modi, tra diverse aziende sanitarie e Regioni. Non può essere questo il metodo di giudizio del funzionamento della Sanità. Sono tutte, se posso usare un termine giuridico, puttanate”.
Fontana si consola con Niguarda miglior ospedale d’Italia
Ad ogni modo per il governatore “va bene così, l’importante è che il Niguarda sia il migliore ospedale d’Italia e che nei primi dieci ce ne siano altri cinque lombardi. E scendendo vedo anche il mio grande ospedale di Varese che è comunque 15° o 16° nella graduatoria”. Questo per Fontana “vuol dire che la qualità di tutti gli ospedali è eccellente, che la qualità di tutta la nostra Sanità è eccellente. Quindi non ragioniam di loro, ma guarda e passa. Quello che succede a Roma ci riguarda fino a un certo punto. Anzi, non vogliamo neanche pensare che ci riguardi”.
La gelida risposta del ministero della Salute
Parole durissime, che hanno suscitato le polemiche delle opposizioni ma anche la reazione gelida del ministero della Salute. Che ha risposto immediatamente: “In relazione alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, si ritiene opportuno precisare” che “il Ministero della Salute non formula classifiche, limitandosi a pubblicare periodicamente, in ottemperanza alla normativa vigente, i dati relativi alla corretta erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza”.
Per i dem “Dichiarazioni incommentabili”
“Secondo il presidente Fontana, i parametri usati dal ministero hanno l’obiettivo di penalizzare la Lombardia. Sono dichiarazioni non commentabili e grottesche, alle quali come Pd lombardo rispondiamo con la verità che è molto più semplice delle congiure: se la Sanità lombarda scivola nelle classifiche del ministero non è per oscure manovre contro la Lombardia, ma a causa di anni di scelte sbagliate della destra al governo della Regione”, attacca la Pd Sivia Roggiani, “Liste d’attesa infinite, pronto soccorso al collasso, fuga dei medici dalla Sanità pubblica: questa è la realtà con cui devono fare i conti i cittadini lombardi ogni giorno”.
Di Marco: “L’eccellenza sanitaria lombarda è solo uno status symbol”
Per il capogruppo del M5s Lombardia Nicola Di Marco “quello che per Fontana è inaccettabile per noi è incomprensibile. Oggi il presidente ci ha fatto ricordare i tempi del Covid dove il suo bersaglio preferito era il ministro Speranza. Qualcuno gli ha detto che l’attuale ministro è della sua stessa maggioranza?”.
“I criteri di inaccettabilità per Fontana sulla sanità in Lombardia, riguardano uno status symbol, un’apparenza, un tono da mantenere per riempirsi la bocca della solita, anacronistica, parola: eccellenza! Basta, presidente, perché questo è davvero inaccettabile!” aggiunge Di Marco.
Che conclude: “Chiediamolo ai lombardi di stilare la classifica sulla qualità delle cure, sulla mancata prevenzione per colpa delle infinite liste di attesa. Medici base e presidi territoriali smantellati che obbligano i lombardi a intasare i pronto soccorso per qualsiasi malessere. In Lombardia un medico su due pensa di lasciare il lavoro. Per non parlare delle solo 7 case della comunità ad oggi in Lombardia che hanno i requisiti di idoneità, a quasi tre anni dalla riforma. Questo è inaccettabile. Divertente, però, leggere Fontana ogni giorno contro FdI. Presidente, tutto bene?”.