di Clemente Pistilli
Mancando una centrale unica d’acquisto e dei costi standard da rispettare, da anni in Italia vi sono differenze anche del 1.145% tra le spese sostenute da un’Asl rispetto a un’altra per acquistare dispositivi medici. Una piaga, fonte di enormi sperperi di denaro pubblico, come mostrato da La Notizia nell’inchiesta del 25 ottobre scorso. Un sistema fondato sullo spreco che sembra ora essere confermato da una sentenza della Corte dei Conti della Liguria, che ha condannato quattro manager della sanità a risarcire allo Stato un totale di 1,8 milioni di euro. La vicenda ha avuto inizio nel 2006. La Regione Liguria, a differenza di altri enti, si era dotata di un’Osservatorio regionale per approntare un piano di risparmi negli acquisti di beni come quelli occorrenti alle Aziende sanitarie, e successivamente anche di una centrale unica d’acquisto. Doveva essere l’inizio di un ciclo virtuoso, finalizzato a garantire ai cittadini il meglio e a pesare il meno possibile sulle casse dello Stato. Così però non è stato. L’Asl genovese numero 3, con delega anche delle aziende imperiese, savonese, chiavarese e spezzina, doveva occuparsi di acquistare le strisce necessarie ai diabetici per misurare la glicemia. L’Azienda non bandì una gara pubblica e alla fine, raccolte le proposte fatte da cinque colossi del settore farmaceutico, decise di acquistare il prodotto da tutte e cinque le ditte, ricorrendo poi anche a varie proroghe. In base alle indagini svolte dalla Guardia di finanza, tale procedura ha portato le Aziende sanitarie a pagare molto di più le strisce per diabetici, visto anche che l’Asl di Cesena, ricorrendo a un appalto pubblico, per le stesse forniture aveva speso somme decisamente inferiori e diversi erano anche i prezzi indicati dalla centrale unica d’acquisto ligure. Cinque manager sono stati mandati a giudizio e chiamati a risarcire un danno erariale di 4,5 milioni di euro. I giudici della Corte dei Conti hanno alla fine condannato soltanto Giorgio Sacco, Alessio Parodi, Francesco Quaglia e Mario Giovanni Battista Fisci, ancora ai vertici della sanità ligure, a risarcire un totale di 1,8 milioni, riconoscendo che era stato compiuto uno sperpero notevole di risorse.