Il ritorno del Patto di stabilità mette a rischio la sanità italiana. L’avvertimento della Corte dei Conti è chiaro e diretto. Nella relazione sulla gestione finanziaria 2020-2023 di Regioni e Province autonome i giudici contabili sottolineano anche l’aumento delle Regioni che non riescono a garantire i livelli minimi di assistenza: ora sono otto.
L’allarme principale riguarda il ritorno delle regole europee, che comporteranno “una manovra restrittiva dal 2025 al 2027” con effetti “significativi”. E questo “potrebbe avere un impatto significativo in particolare sul settore sanitario”. Il rischio è che si aggravi la tendenza di una spesa pubblica sempre più bassa rispetto al Pil, ignorando il principio per cui – secondo la Corte – il diritto alla salute dovrebbe prevalere sull’equilibrio di bilancio.
L’allarme della Corte dei conti sulla sanità
A riportare la relazione è il Sole 24 Ore, spiegando come i giudici contabili ritengano che il ritorno del Patto possa essere un fattore che mette a rischio la tenuta della sanità regionale e in generale gli enti locali. Una sfida che l’Italia non sembra essere pronta ad affrontare a causa del suo eccessivo debito pubblico.
La Corte dei Conti sottolinea che nel periodo 2023-2027 “la spesa per le principali prestazioni di protezione sociale in Italia (sanitarie, assistenziali e previdenziali) rimarrà sostanzialmente stabile in termini di Pil”, mentre aumenterà quella per il pagamento degli interessi sul debito pubblico, con “un’incidenza sul Pil in crescita dal 3,8% al 4,4%”.
Tutto ciò in un quadro in cui le risorse per la sanità alle Regioni sono aumentate solo in parte, tanto da non riuscire a compensare l’aumento dei prezzi e riducendo, complessivamente, la spesa sanitaria rispetto al Pil. E così i livelli essenziali di assistenza sono sempre più lontani. E così la situazione della sanità italiana è peggiore di quella pre-Covid: dopo la pandemia la ripresa del sistema sanitario non c’è mai stata.