Da dove venivano i fischi indirizzati ieri al presidente del consiglio? Dalla platea di Confcommercio, non c’è dubbio. Ma è da qui che bisogna partire per mettere a fuoco il dietro le quinte dell’ambiente dal quale questa protesta si è levata. In anni di crisi economica si fa presto a trovare il colpevole senza stare a badare troppo a casa propria. Se si guardasse nel proprio cortile, infatti, si scoprirebbe che la “scalmanata” Confcommercio è guidata da una vita sempre dalla stessa persona, il 79enne Carlo Sangalli. Il quale presiede la Confcommercio nazionale da 10 anni. Ma è solo la punta dell’iceberg. Perché ancora oggi Sangalli, detto Carluccio, è presidente anche di Confcommercio Lombardia, incarico assunto nel 1996, quindi 20 anni fa. E che dire della Camera di commercio di Milano? Qui Sangalli è in sella da 19 anni consecutivi.
IL PERSONAGGIO – Del resto Carluccio, da buon democristiano, con le poltrone ha un feeling innato. Non si spiegherebbe altrimenti la sua capacità di inanellare una cospicua serie di legislature in Parlamento (V, VI, VII, VIII, IX e X), sempre nei banchi della Dc. La prima volta che è entrato a Montecitorio era addirittura il 1968, qualcosa come 48 anni fa. Ma sbaglierebbe di grosso chi dovesse pensare che Sangalli si ferma qui. Ora come ora, infatti, è anche vicepresidente della Fiera di Milano, vicepresidente della Fondazione Cariplo (la più ricca fondazione bancaria italiana e azionista pesante di Intesa Sanpaolo) e siede in tutta una serie di cda legati alle società del mondo Confcommercio. Per carità, nessuno vieta il collezionismo di incarichi e di poltrone pluridecennali. Ma in un mondo in cui persino i Papi si dimettono e il Governatore della Banca d’Italia non è più a vita fa un certo effetto vedere il regno che il 79enne Carluccio Sangalli si è costruito intorno. Anche perché questa bulimia di scranni innesca semplici ma urgenti domande. Per esempio, non sarà anche colpa di associazioni gestite sempre dalle stesse persone se l’Italia stenta a uscire dal pantano della crisi? A chi rispondono confederazioni ai cui vertici, seppur con ruoli diversi, siedono da 20 anni la medesime persone? Siffatte associazioni davvero rappresentano gli interessi dei soggetti economici che dicono di voler tutelare? Domande forse utili a capire fino a che punto possono essere giustificabili tutti quei fischi riversati su Renzi. E sia chiaro, questo discorso non riguarda solo Sangalli.
GLI ALTRI – Nei giorni scorsi l’Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie, ha confermato per il sesto mandato da presidente Giuseppe Guzzetti, classe 1934, in sella dal 2000 (mentre guida la Fondazione Cariplo dal 1997). Un uomo molto legato a Guzzetti, ovvero l’84enne Giovanni Bazoli, lungi dall’aver detto definitivamente addio a Intesa Sanpaolo, è stato investito del ruolo presidente emerito, con possibilità di essere chiamato in causa dagli organi della banca. Ancora, nel tentativo di individuare il successore dell’ex ceo Federico Ghizzoni, il Cda di Unicredit ha affidato un mandato ad hoc al presidente Giuseppe Vita, classe 1935. Nel mondo sindacale, poi, gli esempi si sprecano. Luigi Angeletti è stato segretario generale della Uil dal 2000 al 2014. Brunetto Boco, altro esponente della Uil, è presidente dell’Enasarco dal 2007 (ma siede nel Cda dal 2001). Marco Venturi, ex presidente di Confesercenti, è stato alla guida della Confederazione dal 1998 al 2015 (17 anni). Giuseppe Bono, per spostarci nel mondo delle spa a partecipazione pubblica, è Ad di Fincantieri dal 2002. E anche il mondo del calcio, a suo modo, si è inserito nella scia con la scelta del 68enne Giampiero Ventura alla guida della nazionale. In tutti i casi, il nuovo che avanza.
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