Era in cella, in attesa di giudizio da luglio, il 18enne Jussef Baron Motkar Loka, perché accusato di rapina. Ma quel giudizio non arriverà mai. Jussef infatti è morto giovedì notte, carbonizzato, nel rogo scoppiato nella sua cella del carcere di San Vittore. Le fiamme, che secondo i primi rilievi lui stesso avrebbe appiccato, sarebbero partite da un materasso. Il compagno di cella, invece, è riuscito a salvarsi.
Una morte drammatica, che testimonia sia l’inadeguatezza del fatiscente carcere milanese, sia lo stato di profonda crisi in cui versa l’intero sistema penitenziario italiano, sul quale, nonostante gli annunci, la politica non è mai intervenuta seriamente.
Numeri impietosi: in un anno 69 suicidi in carcere e 104 morti
Le conseguenze dell’inazione le certificano i numeri: da gennaio si sono registrati 69 suicidi e altre 104 morti tra le persone detenute, a cui si aggiungono 7 suicidi tra gli agenti di polizia penitenziaria. Il tasso di affollamento delle carceri italiane, secondo l’associazione Antigone, ormai ha superato il 131% ed è in costante crescita, con strutture penitenziarie spesso fatiscenti.
A questi dati, poi, vanno aggiunte le proteste che da mesi sono dilagate in gran parte degli istituti (anche minorili) di tutte le regioni italiane, a partire proprio dal carcere minorile milanese Beccaria, finito sotto inchiesta mesi fa per le torture subite dai ragazzi reclusi.
A San Vittore il record del sovraffollamento: 247%
In questo panorama drammatico, San Vittore spicca. In negativo. Come certifica il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Antonino La Lumia: “San Vittore è un mondo inimmaginabile e lontano dai cittadini, le istituzioni si devono fare carico unite. In questo carcere – spiega La Lumia – si registra un sovraffollamento di oltre il 247%, le condizioni detentive e di chi lavora all’interno dell’istituto sono drammatiche. La realtà del carcere non ha bisogno di strumentalizzazioni o rappresentazioni di propaganda. È fondamentale mettere in campo un lavoro istituzionale unitario, che vada oltre le appartenenze politiche”.
Per La Lumia “occorrono interventi del governo decisi e urgenti anche dal punto di vista dell’aumento del numero di personale specializzato in grado di affrontare gli aspetti psichiatrici e che si affianchi alla polizia penitenziaria”.
“Negli anni la popolazione carceraria è notevolmente mutata – aggiunge Beatrice Saldarini coordinatrice della Commissione Carcere dell’Ordine degli Avvocati di Milano – oggi i detenuti per reati comuni sono persone che sono ai margini della società, affetti da gravi disagi psichici e tossicodipendenti. In una realtà come la casa circondariale di San Vittore le emergenze non riguardano solo il sovraffollamento, bensì la drammatica composizione della popolazione carceraria a cui il personale deve fare fronte senza disporre dei mezzi adeguati”.
Le rivolte all’istituto Beccaria
Solo martedì scorso il Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza di Milano era stato convocato dopo l’ennesima rivolta registrata al Beccaria. “Intensificazione della vigilanza” e “pianificazione degli interventi operativi a seguito di manifestazioni di protesta e disordini, per garantire il massimo tempestivo coordinamento” delle attività delle Forze di Polizia, dei Vigili del Fuoco e della Polizia Locale con la “specifica funzione di sicurezza interna all’Istituto”, le misure decise. Repressione, quindi, non interventi strutturali.
Regina Coeli, un altro incubo
Ma se Milano piange, Roma non ride: con 1157 detenuti presenti e un tasso di affollamento sui posti effettivamente disponibili pari al 185%, secondo i dati del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria al 31 agosto 2024, Regina Coeli è tra gli istituti con il maggior sovraffollamento in Italia, come ha denunciato ieri il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa, al termine della visita alla Casa circondariale di Roma.
“Aspettiamo gli interventi promessi dal ministro Nordio”
Durante la visita Anastasìa si è confrontato col comandante dell’istituto Francesco Salemi “anche alla luce degli episodi di protesta registrati negli ultimi mesi e sulla carenza personale di polizia operante in istituto”, ha spiegato. “Il mondo del carcere aspetta ancora un adeguato segno di attenzione da Parlamento e Governo. Nell’incontro con la Conferenza dei garanti territoriali dello scorso 7 agosto, il ministro Nordio ha promesso nuovi interventi, dopo il deludente decreto ‘Carcere sicuro‘. Attendiamo fiduciosi, ma impazienti, perché così non si può continuare” ha dichiarato Anastasia.