Vendere lo stadio di San Siro e le preziosissime aree limitrofe a Milan e Inter a ogni costo, anche rischiando una crisi a palazzo Marino. Sembra questa la decisione del sindaco di Milano, Beppe Sala, travolto dalle polemiche – da destra e da sinistra – per le sue sempre più personali scelte sul futuro dello stadio Meazza.
Il piano ormai è chiaro: cedere l’impianto e le aree circostanti ai due fondi di investimento che controllano i club, senza passare per un voto del Consiglio comunale, cosicché questi possano abbattere il vecchio stadio e ne possano costruire uno nuovo, lì accanto. Con attorno il côté di alberghi, negozi e centri commerciali…
La rabbia dei consiglieri contro Sala
Una scelta che sta facendo infuriare buona parte dei consiglieri di maggioranza (anche quelli del Pd), emarginati da ogni decisione. Per capire l’umore della maggioranza, basta il commento della capogruppo dem Beatrice Uguccioni, la quale ha detto che i consiglieri non vogliono passare per “utili idioti” e ha espresso “rammarico per questo approccio”.
La bufera era scoppiata lunedì sera, quando Sala aveva interrotto il Consiglio comunale per partecipare a una conferenza stampa da lui stesso indetta, nella quale avrebbe annunciato l’arrivo della manifestazione d’interesse da parte delle squadre all’acquisto dei terreni.
Lo schiaffo della conferenza stampa
Un vero schiaffo ai consiglieri, tanto che l’opposizione (appoggiata però dalla maggioranza) ha impedito lo svolgimento della conferenza stampa, sottolineando che l’interlocutore del sindaco è il Consiglio comunale e non i giornalisti. Ma il malcontento era serpeggiato già nei giorni precedenti, quando Sala aveva ricevuto dall’Agenzia delle Entrate la valutazione delle aree di San Siro (circa 200 milioni secondo le indiscrezioni) e l’aveva rivelata solo a Milan e Inter, tagliando fuori i consiglieri.
Sala: “La cessione prima dell’estate”
Ieri Sala è tornato sull’argomento: “Non giudico” la protesta, ha detto, “riferirò in Consiglio nei prossimi giorni. Se poi da questo devono nascere polemiche… Sarò in Consiglio a breve (probabilmente lunedì, ndr)”. E sull’attacco del Pd ha aggiunto: “Non so cosa farci. Ognuno fa le sue considerazioni”.
Quindi ha illustrato la sua roadmap: “Mostriamo alle squadre i valori e vediamo quello che si può fare. Questa è chiaro che è l’ultima chance, l’obiettivo è quello, se le squadre confermano, di arrivare ad una conclusione del tutto prima delle vacanze dell’anno prossimo. Quindi diciamo formalmente la cessione di stadio e aree prima delle vacanze dell’anno prossimo”.
“E’ una grande novità perché si passa da un’idea di diritto di superficie all’acquisto e direi che per il Comune e per i milanesi è meglio. Così incassiamo dei fondi che possiamo reinvestire. Penso che verranno dirottati direttamente sull’edilizia popolare e sul cercare di fare qualcosa per il quartiere, che ne ha tanto bisogno”, ha aggiunto. “Teniamo conto del lavoro già fatto: il dibattito pubblico e il lavoro fatto dal Consiglio comunale che aveva dato indicazioni alla giunta. L’importante è prendere le decisioni e non continuare con questo stillicidio di recriminazioni e polemiche che non fanno bene alla città” ha concluso.
La mozione (firmata anche dal Pd) per mantenere il Meazza pubblico
Tutto finito? Neanche per sogno, infatti lunedì notte è stata depositata dal consigliere Enrico Fedrighini con l’appoggio di Verdi, Pd e Lista Sala, una “proposta di delibera per procedere con un bando pubblico per concludere la riqualificazione dello stadio, mantenendo in modo vincolato la proprietà all’amministrazione comunale”. “Pensare di vendere il Meazza – ha commentato Fedrighini – mi sembra non solo un errore politico, ma erariale. Mi sembra una follia”.
Le incognite sulla roadmap scelta da Sala
Inoltre sono numerose le incognite su come potrebbe avvenire la cessione. In teoria, trattandosi di bene pubblico (e ammettendo che il Consiglio dia il via libera), il Comune dovrebbe emanare un bando pubblico. Al quale potrebbe però partecipare chiunque, non solo i due club: se paradossalmente il bando fosse vinto dal proprietario del Barcellona, i catalani giocherebbero a San Siro, mentre Inter e Milan si ritroverebbero senza stadio…
Inoltre, come sottolinea Elena Comelli (Sinistra Italiana), “Inter e Milan non sono un soggetto unico, ma due società con (almeno) due proprietari. Chi fa la proposta d’acquisto? Una delle due e poi ne cede una parte all’altra? Un raggruppamento temporaneo di impresa? Con quali obblighi e quali diritti reciproci? Con quali capitali e quali partecipazioni?”. E ancora: “Se Inter e Milan si comprano stadio e terreni e una delle due finisce i soldi, o viene venduta a un tizio a cui non interessa il progetto, chi paga?”.
Tutti quesiti che il Consiglio Comunale farà a Sala, se il sindaco si degnerà di interpellarlo…