Una scelta politica meditata. Per non alimentare letture “anti Di Maio”. Nella Lega spiegano così la decisione di Matteo Salvini di non partecipare personalmente al vertice con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sulle candidature del Centrodestra per le prossime Regionali. Un segnale di solidarietà, ma anche e soprattutto una prova di solidità della maggioranza. Che i veleni degli ultimi giorni, dopo le rivelazioni delle Iene sui dipendenti assunti in nero dalla ditta del padre del capo politico dei Cinque Stelle e il sequestro di alcuni manufatti nei terreni di famiglia da parte dei vigili urbani di Mariglianella, evidentemente non hanno minimamente scalfito. Anzi, hanno semmai contribuito a ricompattare.
E non è un caso che, ieri, lo stesso Salvini abbia smentito con forza i retroscena di giornata su ipotesi di ribaltoni che la Lega si preparerebbe a consumare per tornare tra le braccia di Silvio Berlusconi, scaricando gli alleati dei Cinque Stelle. “No a maggioranze alternative”, il Governo “è solido e andrà avanti per 5 anni”, dopodiché “saranno i cittadini a giudicare”, ha assicurato, non a caso, lo stesso Salvini ai microfoni di SkyTg24. Escludendo manovre di palazzo e vertici segreti per far cadere l’Esecutivo. “Forse da parte di qualche potere, ma io quando prendo un impegno lo porto fino in fondo”, assicura il vicepremier. Nonostante i sondaggi dicano “che non siamo mai stati così alti sia al Nord che al sud, ma io mantengo i piedi per terra e ascolto”. Già i poteri forti, evocati da Salvini.
Ma anche dal Blog delle Stelle: “lobby”, “famiglie di grossi prenditori” e “banchieri”. Ai quali il Movimento attribuisce la regia della “delegittimazione” in atto contro il proprio capo politico e vicepremier Luigi Di Maio. Insomma, se l’obiettivo della campagna contro il leader M5S era quello di indebolire l’asse di Governo, sembra in realtà aver ottenuto l’effetto contrario. Contribuendo, al contrario, a rinsaldare il legame tra le due componenti della maggioranza. Come d’altra parte dimostra anche l’intervento di Di Maio, dopo l’entrata a gamba tesa del presidente della Camera Roberto Fico, in rotta di collisione proprio con il leader della Lega sul documento Onu sui migranti che per la terza carica dello Stato va approvato assolutamente.
“Il Global Compact lo discuteremo in Parlamento – ha precisato il ministro del Lavoro, ribadendo la linea ufficiale del Movimento -. Sarà l’occasione per discutere un provvedimento, un accordo importante, che però ricordo non è un atto vincolante”. Certo, ha ammesso lo stesso Di Maio, “ci sono differenze di vedute nella maggioranza, ma è una discussione molto serena. Non mi preoccupa, perché stiamo parlando di dare al Parlamento, organo sovrano di questo Paese, l’occasione di discuterne”. Un assist a Salvini, insomma, ma non certo una reprimenda nei confronti di Fico. “Chi ha criticato questa scelta ne ha tutto il diritto – ha del resto aggiunto il vicepremier -. Ricordo che non c’è posto migliore per discutere un accordo così importante se non in Parlamento”. Per il resto, Di Maio tiene il punto e tira dritto. Le priorità per il Paese, del resto, sono altre.