A far discutere, stavolta, non è stata una dichiarazione fuori luogo, ma un rumoroso silenzio. Quello del leader della Lega, Matteo Salvini, che solo ieri ha deciso di intervenire sulla polemica scatenata dall’entrata a gamba tesa sulle prossime elezioni di Dmitrij Medvedev, braccio destro del presidente russo Vladimir Putin.
La toppa peggio del buco
Finito nel mirino per non aver preso tempestivamente le distanze dalle ingerenze del Cremlino, il segretario del Carroccio ha provato a metterci una toppa che, a conti fatti, sembra peggio del buco.
Ma che cosa aveva detto il fedelissimo dello Zar? “Vorremmo vedere i cittadini europei non solo esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi, ma anche dire qualcosa di più coerente.
Ad esempio, che li chiamino a rendere conto, punendoli alle urne per la loro evidente stupidità”, aveva scritto l’altro giorno Medvedev su Telegram.
“Se il prezzo per la democrazia europea è il freddo negli appartamenti e i frigoriferi vuoti, questa ‘democrazia’ è per i pazzi”, ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, aggiungendo che “i voti degli elettori sono una potente leva di influenza.”
Fino all’apoteosi finale: “Quindi agite, vicini europei! Non rimanete in silenzio. Chiamate i vostri idioti a rendere conto. E vi ascolteremo. Il vantaggio è evidente: l’inverno è molto più caldo e confortevole in compagnia della Russia che in uno splendido isolamento con le stufe spente”.
Arrampicata sugli specchi
Solo ieri, la tardiva puntualizzazione di Salvini che, intervistato dal Tg4, ha risposto all’incalzante pressing del centrosinistra.
“I problemi degli italiani non sono i tweet di Letta o di un russo. Sono la bolletta della luce, il gas, la benzina, il mutuo e il carrello della spesa. Non mi interessano gli insulti del Pd, voteranno gli italiani e non i russi, né i cinesi o gli esquimesi quindi all’estero possono dire quello che vogliono. Voteranno uomini e donne che sono davanti al video in base ai loro valori e i loro interessi. Quindi non mi interessa fare polemica con il resto del mondo”.
Un’arrampicata sugli specchi per sviare l’attenzione dai suoi rapporti con la politica russa. Stretti in quel patto di cooperazione tra Lega e Russia Unita, il partito di Putin, firmato nel marzo 2017 che non è mai stato rescisso ufficialmente e dal quale Salvini non ha mai lasciato intendere di voler recedere.
E sul quale il pressing della sinistra, sul silenzio (assenso) di Salvini dopo le parole di Medvedev, hanno acceso i riflettori. Puntando il dito sull’“ambiguità” di una destra che rimane in silenzio per ore.
“Noi chiediamo che tutti i partiti dicano no a queste ingerenze. In particolare la Lega ha un accordo firmato nel 2017 con Russia Unita, il partito di Putin. Questo accordo deve essere disdettato, se non lo fanno è gravissimo per la sovranità del nostro Paese”, ha detto il segretario Enrico Letta.
“Io non ho mai stretto accordi economici di nessun tipo con nessuno. Non vado in Russia da anni e non ho contatti con politici russi da anni. Mi occupo di Italia”, ha tagliato corto Salvini.
Ma delle due l’una: o non è vero o il patto stretto con Russia Unita era solo un bluff.