Matteo Salvini in bilico all’interno del suo partito non è soltanto un retroscena sostenuto dai “si dice” o concimato dai suoi avversari interni. Che Salvini rischi di non tenere le redini della Lega ora cominciano a suggerirlo anche i numeri. Nella Lega sono iniziati infatti i congressi provinciali, di cui il Capitano decadente parla pochissimo in pubblico, e perfino in Lombardia i segnali sono chiari.
A Varese, qui dove dal notaio Bellorini Umberto Bossi fondò il partito, il candidato di Salvini l’ha spuntata per soli 12 voti su 638. Il Comitato Nord guidato dal redivivo Bossi e coordinato da Paolo Grimoldi ha sfiorato il colpaccio per un soffio e tra le assenze spiccava quella del ministro Giorgetti. Poco prima si era celebrato il congresso di Bergamo e lì Salvini ha dovuto ingoiare la sconfitta: vince il sindaco di Telgate Fabrizio Salacche ha sconfitto un altro “dissidente” critico con il suo segretario. Il candidato che Salvini avrebbe voluto non è riuscito nemmeno a raccogliere le firme.
Tira una brutta aria
Stessa storia a Brescia dove la sindaca di Torbole Casaglia Roberta Sisti che ha sconfitto l’uscente Alberto Bertagna, un fedelissimo di Salvini. Segretario sconfitto anche a Lodi e Cremona. Perfino Pavia, che i salviniani rivendicano come “conquistata” (è la terra dell’europarlamentare Angelo Ciocca, fervente bossiano) vede come segretario Jacopo Vagnati eletto solo grazie al sostegno del vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio.
A Como è stata riconfermata Laura Santin che è la moglie di Fabrizio Cecchetti, segretario della Lega Lombardia: uno che non voleva appoggiare Fontana alla Regione. Ora si entra nel vivo perché la fase dei congressi parte anche nel Veneto, dopo una snervante strategia di rinvio. Per ora l’unico risultato è quello di Rovigo dove è stato riconfermato Gugliemo Ferrarese, sostenitore convinto di Luca Zaia.
E qui la faccenda si complica ulteriormente perché oltre alla fronda bossiana c’è l’ombra del Presidente del Veneto che nonostante la diplomatica moderazione è tutt’altro che salviniano. Anzi, secondo molti potrebbe essere il suo successore. Il 18 dicembre dovrebbero tenersi i congressi di Verona, Padova e Vicenza. A Verona al momento l’unico candidato è il segretario uscente Nicolò Zavarise che gode della protezione politica del neopresidente della Camera Lorenzo Fontana che di Salvini è fidatissimo consigliere.
Anche qui pesano però i pessimi risultati: la città è stata persa contro il candidato di centrosinistra Damiano Tommasi e gli oppositori interni nella Lega stanno cercando un nome per ribaltare gli equilibri nel partito. A Padova farà sentire il suo peso l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato che da mesi chiedeva un congresso come resa dei conti contro Salvini. Marcato (soprannominato “il bulldog”) punta alla segreteria regionale, spiega, “per far tornare il Veneto al centro dell’impero”.
L’unica provincia che potrebbe arrivare a congresso con un nome condiviso potrebbe essere Vicenza ma chi conosce il candidato Denis Frison dice che “è tutt’altro che salviniano”. Intanto lunedì il coordinatore del Comitato Nord Paolo Grimoldi è stata espulso da una chat di militanti che definiscono la corrente bossiana un’iniziativa “che ai più pare in contrasto con la Lega Salvini premier, destando, giustamente, in molti di noi un certo fastidio”.
Il messaggio incriminato? Una dichiarazione di Massimiliano Fedriga, leghista di ferro che guida la Regione Friuli Venezia-Giulia. Basta questo per intuire il clima.