Mercoledì ha incontrato i tassisti, ieri è toccato ai rappresentanti sindacali degli Ncc varcare il portone del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma, in entrambi i giorni, nulla il vicepremier e ministro Matteo Salvini è riuscito a mettere sul tavolo.
Non uno straccio di proposta per risolvere i disagi che si registrano soprattutto nelle grandi città come Roma o Milano dove, complice anche la fortissima ripresa del turismo dopo le limitazioni dovute alla pandemia di Covid-19, si assiste a tempi di attesa lunghi e file interminabili per salire su un’auto bianca.
Il ministero, al termine dell’incontro con gli Ncc, informa che “ha preso nota di alcuni suggerimenti per rendere ancora più efficace la lotta all’abusivismo”. L’unica trovata di Salvini, come già successo per i rappresentanti dei taxi, è stata l’individuazione di “una mail istituzionale per ricevere proposte scritte”.
Il leader leghista, si legge sempre nella nota, è determinato a proporre soluzioni a stretto giro. “Sta lavorando sul dossier con il ministro Adolfo Urso”. Ma su queste soluzioni per ora è buio fitto. Il motivo è presto detto. I partiti di maggioranza, dalla Lega a Fratelli d’Italia, sono sempre stati tra i principali protettori della lobby dei tassisti che mira a mantenere la situazione attuale fatta di poche licenze e chiusura alla concorrenza.
Su taxi e Ncc un giro a vuoto dietro l’altro
In passato vari governi hanno cercato di assestare qualche colpo a tale potente lobby ma senza successo. L’ultimo a gettare la spugna fu Mario Draghi. L’ex banchiere nulla ha potuto, quando era al governo, contro il muro che i partiti che sostenevano la sua maggioranza hanno alzato in difesa dei tassisti.
E ha dovuto alla fine stralciare dal ddl concorrenza l’articolo 10 su taxi e noleggio con conducente con cui si tentava di introdurre qualche elemento di liberalizzazione nel comparto. In prima linea a difendere la categoria c’era il leghista Edoardo Rixi che ora, nella veste di viceministro, sta con Salvini gestendo il dossier.
“L’incontro con il ministro Salvini e il viceministro Rixi ha degli aspetti molto positivi se a questo seguiranno dei fatti concreti. Mi riferisco alla creazione di un tavolo permanente”, ha dichiarato Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, associazione per il trasporto privato di Ncc e bus turistici.
Il nodo delle licenze
Ma fino a quando non verrà affrontato il nodo delle licenze – che il centrodestra non ha mai avuto voglia di sciogliere – l’emergenza taxi rimarrà irrisolta. Loreno Bittarelli, presidente di Uri (Unione radiotaxi italiani), in merito al tema dell’incremento delle licenze, ha ribadito “che l’eventuale rilascio debba avere numeri tali da non generare eccessi di offerta in futuro e delle adeguate compensazioni come la re-introduzione del credito d’imposta sulle accise dei carburanti”.
Il ministero di Salvini si è limitato a dire che verrà fatto un approfondimento per verificare i numeri aggiornati, ma nulla di più. Stando alle cifre più recenti attualmente Roma è dotata di quasi 7.800 licenze taxi e l’ultimo bando risale al 2006, all’epoca del sindaco Walter Veltroni.
Milano può contare invece su circa 4.800 licenze a fronte di all’analogo boom di turisti che si registra nella Capitale. Per questo la scorsa settimana la giunta del Comune ha deliberato di chiedere 1.000 licenze in più alla Regione Lombardia, che ne ha la titolarità.
Fino a quando non si scioglierà questo nodo, Salvini potrà fare tutti gli incontri che vuole e promettere tavoli e mail ma il problema rimarrà irrisolto. Ieri il ministro ha ribadito che il suo obiettivo è arrivare a un piano di riordino prima della pausa estiva e di avere più auto nel breve periodo. Il come non è dato sapere.