Sconfitto in Parlamento e con il serio rischio di finire per i prossimi anni all’opposizione, dopo aver aperto lui la crisi sperando in rapide e facili elezioni, scaricato da larghissima parte degli ex alleati pentastellati e contestato anche da diversi big del suo partito, ieri Matteo Salvini ha incassato un altro colpo durissimo. Il Tar del Lazio ha bocciato il divieto di sbarco imposto alla nave della Ong Open Arms. Schiaffo peggiore il Capitano, che fin dall’insediamento del governo giallo-verde non ha praticamente fatto altro che scatenare una guerra contro i migranti, non poteva riceverlo.
IL PROVVEDIMENTO. Il presidente della sezione Prima ter del Tribunale amministrativo, Leonardo Pasanisi, ad un primo esame del ricorso presentato dalla Ong lo ha ritenuto fondato. Per lui il provvedimento preso dal Viminale e a cui hanno dato incredibilmente l’avallo anche i ministri dei trasporti, Danilo Toninelli, e della difesa, Elisabetta Trenta, sembra viziato da “eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso”, considerando che lo stesso Ministero riconosce “che il natante soccorso da Open Arms in area SAR libica – quanto meno per l’ingente numero di persone a bordo – era in “distress”, cioè in situazione di evidente difficoltà”.
Alla luce del medical report, della relazione psicologica e della dichiarazione capo missione, secondo il magistrato sussiste inoltre “la prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza, tale da giustificare la concessione della richiesta tutela cautelare monocratica, al fine di consentire l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane e quindi di prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli, come del resto sembra sia già avvenuto per i casi più critici”. Divieto sospeso dunque nell’attesa di discutere poi il ricorso in aula il prossimo 9 settembre. Abbastanza per far fare alla Open Arms rotta verso Lampedusa e far piovere su Salvini una valanga di critiche.
Il Capitano aveva respinto la richiesta del premier Giuseppe Conte di concedere lo sbarco e prova ancora a resistere, specificando che impugnerà al Consiglio di Stato il decreto del Tar e che è pronto a firmare un secondo provvedimento. Ha attaccato i magistrati, si è eretto a difensore degli italiani e ha definito nuovamente le Ong fiancheggiatrici degli scafisti. Ma la sconfitta ha dovuto incassarla.