Il rosario di Fatima portato dalla recente visita al santuario e regalato da Matteo Salvini agli alleati evidentemente non ha sortito il benefico effetto sperato e ieri, dopo circa un’ora e mezza, il vertice dei leader del centrodestra per decidere i candidati nei sei capoluoghi di Regione che andranno al voto in autunno si è concluso con un nulla di fatto.
Salvini al vertice regala rosari. Ma a Roma e Milano non fa miracoli
Fumata nera e rinvio alla prossima settimana: a martedì per l’esattezza, almeno così rivela Vittorio Sgarbi ai cronisti, il primo a parlare immediatamente dopo la riunione e a confermare che i nodi da sciogliere – ma su questo non vi erano dubbi – sono Roma e Milano. Nel primo caso i due nomi sui quali si discute sono quello del giudice Simonetta Matone (gradita alla Lega) e dell’avvocato amministrativista Enrico Michetti – definito da Giorgia Meloni “il Mr Wolf dei sindaci”, colui che risolve loro i problemi -.
Quel che certo è che per le due città la coalizione, allargata anche al nuovo soggetto politico Coraggio Italia in rappresentanza del quale ieri ha partecipato alla riunione Giovanni Toti dopo lo tensioni e il conseguente stop dell’incontro programmato per la settimana scorsa, non schiererà esponenti politici, con buona pace di Antonio Tajani. Il coordinatore azzurro fino alla fine ha provato a spingere il collega di partito Maurizio Gasparri. Ma non c’è stato nulla da fare, civici battono politici ovunque, come Paolo Damilano, candidato sindaco a Torino con la sua lista ‘Torino Bellissima’, appoggiato dal centrodestra e il magistrato Catello Maresca a Napoli (che si definisce indipendente ma che in ogni caso è aperto al dialogo con FI, lega e FdI).
Meloni spinge su Michetti: per gli alleati resta un ufo
Il concetto è stato ampiamente ribadito anche da Toti (“Abbiamo analizzato e ristretto molto le candidature sul tavolo. Noi abbiamo detto che preferiamo candidati civici e anche gli altri sono sulla stessa linea”). Il governatore ligure ha poi aggiunto che Salvini si è riservato di fare altri incontri nella settimana e che per Milano avrebbe un nome ‘segreto’ da rivelare solo dopo averlo sondato personalmente per capire se intende accettare. Tramontata quindi, quasi sicuramente, l’ipotesi Maurizio Lupi che però la prende sportivamente e precisa che il centrodestra è “unito e compatto” e che “nei prossimi giorni ci sarà una proposta complessiva”.
A Roma l’ostacolo principale sulla via che porta a Michetti rimane il leader del Carroccio che, sondaggi non esaltanti alla mano riguardanti l’indice di popolarità dell’avvocato nella Capitale, non sembra gradire troppo l’opzione. “Lo guardiamo tutti noi come un ufo” ha riferito Sgarbi, martedì lo dovremmo incontrare tutti e si dovrebbe chiudere”. Più diplomatico Tajani: “Se Forza Italia preferisce Michetti o Matone? Non è un derby”, ha dichiarato al termine del vertice, anche se pare che nel corso dello stesso abbia avuto un ‘battibecco’ col ministro Giancarlo Giorgetti che avrebbe fatto presente che la scelta dei candidati sindaci da schierare spetti ai partiti più grandi, ovvero Lega e FdI.
Per quanto riguarda questi ultimi, è la presidente Meloni a commentare l’esito della riunione, e a Porta a Porta ha rivendicato Michetti come suo candidato, non come candidato di FdI. “Non si è ancora scelto perché alcuni degli alleati non si sono confrontati ancora con Michetti. Lui è uno che risolve i problemi ai sindaci, molto competente. Sa dove mettere le mani”, ha ribadito la leader dell’opposizione, aggiungendo che l’unica cosa non si può più fare è perdere tempo. “Ho chiesto per settimane che venisse convocato il tavolo e ci abbiamo messo molto. Ancora mi si dice ‘verifichiamo’. Ok, ma a questo punto bisogna mettere un candidato in campo”.