Sono lontani i tempi in cui Matteo Salvini appendeva al muro gli avvisi di garanzia, con tanto di diretta Facebook, come fossero medaglie. Davanti al susseguirsi dei processi il Capitano sembra in difficoltà e anche per lui la ricerca dello scudo parlamentare si fa spasmodica. Ecco così che lunedì scorso, con la crisi in corso, ha cercato di far slittare l’udienza in Tribunale a Torino dove è imputato per vilipendio all’ordine giudiziario e, dopo essersi visto respingere la richiesta, ieri è intervenuto a sua difesa il senatore azzurro Maurizio Gasparri, nella veste di presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, inviando una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è anche presidente del Csm. L’obiettivo? Far apparire il leader della Lega un perseguitato dalla giustizia anziché un imputato in fuga dalla giustizia.
IL CASO. Il processo a Torino è scaturito dagli insulti lanciati da Salvini contro i magistrati il 14 febbraio 2016 a Collegno, durante un comizio del Carroccio. “Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana che è un cancro da estirpare”, disse il Capitano riferendosi all’inchiesta Spese Pazze che coinvolgeva esponenti della Lega nei consigli regionali di Liguria e Piemonte e, in particolare, l’ex sottosegretario, poi condannato per quei fatti, Edoardo Rixi.
L’allora procuratore di Torino, Armando Spataro, aprì un’indagine, poi conclusa dal procuratore aggiunto Emilio Gatti e, durante il Governo gialloverde, arrivato il via libera dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede, Salvini è finito a processo. “Una legittima espressione di critica verso quei giudici che, nell’esercizio delle loro funzioni, fanno attività politica e avvelenano l’operato degli altri magistrati”, provò a giustificare le frasi-shock del leader della Lega il suo difensore. “Sono assolutamente tranquillo e orgoglioso dei risultati che stiamo raggiungendo quindi non ho paura di niente e di nessuno”, disse lo stesso Salvini, in quel momento ministro dell’interno e impegnato quotidianamente a lanciare allarmi su barconi all’orizzonte e a presentarsi come difensore dei confini nazionali. Poi però dal Viminale il numero uno del Carroccio è dovuto andar via e l’ora del processo è suonata.
LA MOSSA. Il giudice Roberto Ruscello non ha concesso all’imputato Salvini un rinvio per legittimo impedimento legato ad impegni parlamentari, visto che lunedì la fiducia al Governo si discuteva alla Camera e l’impegno per il leader della Lega era per il giorno dopo al Senato. Il Capitano ha masticato amaro e a cercare di aiutarlo ieri è stato Gasparri. “La Corte – ha sostenuto l’esponente di Forza Italia, annunciando l’invio della lettera a Mattarella – ha sempre invitato la magistratura ad un ragionevole bilanciamento degli interessi. Non può, quindi, non apparire inquietante il fatto che l’autorità giudiziaria, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, abbia ritenuto che un senatore, segretario del maggior partito italiano secondo i sondaggi e leader della coalizione che nelle ultime votazioni ha raggiunto il maggior numero di consensi, il 18 gennaio fosse del tutto libero da impegni istituzionali. , il cui impegno ai fini dei lavori”. Il senatore di FI ha anche precisato che lunedì mattina si è riunita a Roma la coalizione di centrodestra con la partecipazione del senatore Salvini, per deliberare una strategia condivisa. E via con le solite polemiche.