Dopo i No del Movimento 5 Stelle alla ministra Marta Cartabia su alcuni punti controversi della riforma, come il processo d’Appello e la prescrizione, riprende la campagna del centrodestra che mira a demolire il testo dell’ex guardasigilli Alfonso Bonafede. Con quella che assomiglia a una manovra a tenaglia, da un lato la Lega domani presenterà in Cassazione i sei referendum popolari sul tema della Giustizia mentre dall’altro il deputato di Azione, Enrico Costa, rilancia “il pacchetto di emendamenti al ddl Penale ed al ddl sul Csm in Parlamento” già presentati da tempo e che, a suo dire, “devono soltanto essere votati”.
Si tratta di prese di posizione piuttosto nette, tutte decise a scardinare quanto fatto dal governo giallorosso e dall’ex guardasigilli grillino, che sembrano destinate a minare il campo, in realtà già piuttosto accidentato, della riforma Cartabia dalla cui riuscita, per altro, dipendono anche i fondi europei per la ripartenza dopo la pandemia. A creare i maggiori mal di pancia all’interno della maggioranza sono soprattutto i sei quesiti, proposti dall’inedito duo Carroccio-Radicali, che riguardano le elezioni del Consiglio superiore della magistratura, la responsabilità diretta dei magistrati, l’equa valutazione delle toghe italiane, la separazione delle loro carriere, i limiti agli abusi della custodia cautelare e, per non farsi mancare nulla, l’abolizione della legge Severino.
Ad annunciare la raccolta firme che inizierà il 2 luglio e terminerà il 4 luglio è stato Matteo Salvini che ieri ha rivolto un appello “a tutte le forze politiche, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle” a “dare la possibilità di un vero cambiamento” della giustizia italiana. A suo dire, infatti, “questa non è una raccolta firme contro i magistrati” ma serve sia “a dare la parola al popolo” che a “stimolare il Governo e il Parlamento” ad agire.
M5S IN TRINCEA. Eppure a pensarla diversamente è il Movimento 5 Stelle che, ormai da giorni, denuncia quello che viene definito come un tentativo del Capitano di inquinare il dibattito politico e di far perdere velocità al tentativo di riforma della giustizia che appare ancora in alto mare, con le distanze tra i partiti della maggioranza. Ne è convinta la senatrice grillina e vicepresidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, Elvira Lucia Evangelista, secondo cui “le riforme della Giustizia devono essere fatte dalle Camere e nei tavoli politici tra governo e Parlamento” precisando che “è in quella sede che stiamo lavorando a interventi che possano incidere in maniera epocale sul funzionamento della Giustizia in Italia”.
Secondo la pentastellata “Salvini fa confusione muovendosi fuori dai tavoli con i referendum” ma “in questa fase c’è bisogno di concretezza nel percorso legislativo e serve una visione d’insieme di come vogliamo rivedere il sistema giudiziario nel suo complesso”.