Matteo Salvini ne ha per tutti. Dal Molise, il leader della Lega comincia da Carlo Calenda che a Repubblica ha parlato di un Governo di transizione con dentro tutti. “Io dialogo con tutti, ma l’unico punto fermo è che con il Pd non si può fare nulla. A Calenda dico, mamma mia! Un Governo con chi ha approvato la Fornero o vuole gli immigrati che cosa potrebbe fare?”, dice Salvini. E poi continua con Luigi Di Maio. “Quello che lui giudica un danno, il Centrodestra unito, è quello che gli elettori hanno premiato col voto il 4 marzo: chiedo al M5s di avere rispetto per gli elettori”. E ancora, a muso duro al capo politico M5s: “Come io dico che non esistono partiti pericolosi o elettori pericolosi chiedo che tutti gli altri facciano lo stesso”.
Ieri, così come pure Di Maio e Maurizio Martina, il segretario del Carroccio ha partecipato al Vinitaly, ma la trattativa non ha subito accelerazioni. L’incontro più atteso, quello tra ‘Luigi’ e ‘Matteo’, non è avvenuto neanche per caso. I due si lanciano avvertimenti, evocano aperture ma, di fatto, restano sulle proprie posizioni. “Di Maio deve fare di più”, lo ha spronato Salvini, offrendo al leader del M5s il vino valtellinese Sforzato. “Chi si ostina con il Centrodestra unito fa danno al Paese”, ha replicato il capo dei Cinque Stelle, riaprendo al Pd. Il botta e risposta ha sullo sfondo una vera e proprio sfida, con il Vinitaly a fare da scenografia.
Le Regionali in Molise e Friuli-Venezia Giulia sono vicine e la visita alla fiera enologica è anche una prova di forza elettorale per Di Maio e Salvini, nella speranza che il Quirinale dia loro il tempo per superare le date del 22 e del 29 aprile. È una guerra di posizione, non una rottura. Se il Vinitaly non scioglie i nodi e non porta all’incontro tanto atteso non acuisce, d’altro canto, neanche la distanza tra Salvini e Di Maio. Che, con frasi tutte a sfondo enologico, sembrano parlarsi in vista dei prossimi giorni. “Un bicchiere di vino con Di Maio? Non oggi”, ha spiegato Salvini. “Il vino è una grande occasione per dialogare”, ha replicato l’altro. E a chi gli ha domandato perché non chieda a Salvini, distante poche centinaia di metri, di sciogliere gli ormeggi per un Governo di cambiamento, Di Maio ha risposto allargando le braccia: “Gliel’ho già chiesto”. Dopo le consultazioni, spiega Salvini, i due leader non si sono sentiti.
E forse anche per questo Di Maio al Vinitaly ha riaperto il secondo forno, quello del Pd. “La nostra proposta di un contratto di Governo è anche al Pd – ha sottolineato –, io voglio fare un appello al senso pratico di tutti, non ci si può bloccare sulle logiche politiche”. “Chiama in causa il Pd per alzare il prezzo con la Lega. È una vecchia tattica che non porta a nessuna parte”, è stata la secca replica del capogruppo Dem, renziano, Andrea Marcucci.
L’impressione è che il primo forno, quello leghista, sia al momento quello ancora più caldo. Anche se, ai microfoni, Di Maio e Salvini parlano due lingue diverse. “L’idea del Centrodestra unito non esiste, non è una strada percorribile”, ha spiegato il primo rilanciando il suo niet a Berlusconi, che oggi ha cercato di rimettersi al centro della scena politica rilanciando lo spirito di Pratica di Mare. “Il mio obiettivo è il Centrodestra unito, spero anche di altri”, ha ripetuto il suo mantra Salvini. Eppure il leader leghista ha evitato di parlare dell’ex Cav per tutto il tempo. Si è limitato a offrirgli “una Fanta, che non è buona ma è tanta”. La leader di FdI, Giorgia Meloni, ha ammesso che ci sono state “incomprensioni” mentre dal M5s si chiede con insistenza cosa abbia detto il leader della Lega sul suo alleato.
Ognuno aspetta la prima mossa dell’altro. Ma per Salvini, al di là di FI, un eventuale accordo non può prescindere dalla rinuncia di Di Maio alla premiership. Una rinuncia che per ora non arriva. “Siamo ad un blocco di questa partita di scacchi”, hanno spiegato dal M5s. Ad accomunarli con la Lega, la speranza di un mandato esplorativo a Casellati, per prendere altro tempo.