Il controcanto quasi giornaliero da parte di Umberto Bossi non lo tange neanche un po’. Ma Matteo Salvini ha chiuso le porte anche alle proposta di quella che, almeno sulla carta, dovrebbe essere una sua alleata e cioè Giorgia Meloni. Niente da fare, l’ipotesi di un listone unico caldeggiata dalla leader di Fratelli d’Italia è stata bocciata dal segretario leghista con un secco “I minestroni non mi piacciono”. La verità è che Salvini ha le idee molto chiare su come condurre la partita in vista delle prossime politiche. La parola d’ordine, come ha raccontato a La Notizia un insider leghista, infatti, per il segretario del Carroccio è una sola: “mani libere”, in vista delle prossime amministrative ma soprattutto in vista del voto nazionale.
La tattica – “Salvini non è uno sprovveduto. Sa che non può di certo vincere le elezioni, ma sa anche che con molta probabilità al prossimo giro la prova di governo potrebbe toccare al Movimento Cinque Stelle, anche se non da solo. Ed è qui – ha raccontato la fonte – che entrerebbe in gioco la Lega come possibile interlocutore con cui i grillini potrebbero sedersi a un tavolo”. “Di sicuro siamo la forza politica che dialoga di più con i pentastellati – ha osservato un altro leghista di peso – anche se nel M5s non lo ammetteranno mai. Almeno per ora”. E in effetti quell’sms inviato per sbaglio dal parlamentare del Carroccio Gianluca Pini al dem Marco Di Maio anziché al Cinque stelle Luigi Di Maio (con tanto di suggerimenti sulla legge elettorale da sottoporre a Grillo) è la prova di un dialogo reale. Comunque, a sentire il leghista “questo scenario, seppure ancora lontano, è molto realistico. Anche perché qualora il Movimento di Grillo alle prossime politiche si rivelasse il partito più votato ma non in grado da solo di dar vita a un esecutivo, la Lega diverrebbe l’interlocutore più naturale”. A meno che il M5s non dovesse decidere di dire no a eventuali alleanze. “Tutto può succedere – ha aggiunto – ma in quel caso dovrebbe assumersi la responsabilità di rispedire il Paese al voto o di consegnarlo a un governo tecnico. Il che non sarebbe facile da spiegare all’elettorato grillino”. Comunque vada per il momento il numero uno della Lega preferisce non precludersi questa possibilità, consapevole, tra l’altro, “che pure sul piano dei contenuti, Carroccio ed M5s possono incontrarsi su più fronti. Senza contare – ha detto la fonte – che poi la Lega di governo sarebbe altra cosa, di sicuro più morbida, rispetto alla Lega di lotta e opposizione”. A via Bellerio, comunque, non manca chi reputa più fattibile di un governo solo a trazione Cinque Stelle – Lega “un esecutivo allargato anche a Meloni e Fitto. Sarebbe più radicato sul territorio, con un Sud rappresentato da M5s, Fratelli d’Italia e fittiani e un Nord a trazione leghista”. Su una cosa, però, molti in casa Lega concordano: “A Salvini il listone non conviene”. Con la legge elettorale da definire e le amministrative in cui poter misurare bene il suo potenziale non ne trarrebbe alcun vantaggio. “Tutt’altro. Se un tandem con Meloni rischia solo di disorientare l’elettorato leghista alle comunali, infatti, un asse col Cav gli sbarrerebbe la strada con Grillo”.
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