Contrordine compagni: ritirare gli emendamenti e allinearsi. O quasi. Dopo proclami, dichiarazioni di guerra e addirittura il voto contrario della scorsa settimana in commissione Affari sociali di Montecitorio sul Green Pass per mano di Claudio Borghi, tra i pasdaran leghisti contro le misure sulla certificazione verde, il Carroccio fa dietrofront e ritira i suoi emendamenti al decreto Covid, approvato il 6 luglio dal Cdm. Scongiurato, dunque, il ricorso alla fiducia paventato dal governo, ma il ritiro degli emendamenti non riporta la pace in maggioranza visto che Matteo Salvini parlando coi cronisti in mattinata non esclude il che la Lega possa votare con FdI.
Finisce che si astiene sui tre emendamenti soppressivi del certificato verde presentati dal partito di Giorgia Meloni mentre vota a favore dell’emendamento a prima firma della stessa leader dell’opposizione per togliere l’obbligo della certificazione vaccinale per cenare all’interno dei ristoranti. L’annuncio del deputato del Carroccio Dimitri Coin è poi confermato dal segretario federale a margine della presentazione della lista del partito a sostegno di Luca Bernardo, candidato sindaco a Milano, previa sottolineatura che comunque, il governo rischia “zero”: “Non penso che il governo dipenda dal fatto che uno voglia andare al ristorante a mangiarsi la pizza con o senza il Green Pass. Penso che il governo abbia altre sfide ben più ambiziose rispetto a queste” ha minimizzato il leader leghista.
DUE PARTI IN COMMEDIA. Un atteggiamento che ovviamente non è andato giù né al Pd né ai 5Stelle, poiché – di norma – chi sta in maggioranza dovrebbe votare con la maggioranza stessa, non astenersi o addirittura esprimere un parere discordante. Seppur l’Aula ha bocciato i tre emendamenti (uno di FdI, uno della deputata azzurra Giannone e uno di Alternativa c’è) che miravano ad eliminare l’obbligo del lasciapassare per i ristoranti al chiuso, le reazioni per il doppio registro della Lega non sono mancate.
“Sul Green Pass chiediamo chiarezza, non si può stare nella maggioranza e votare con l’opposizione. Trovo gravissimo l’atteggiamento della Lega, un atteggiamento che dimostra irresponsabilità e che non è un partner di governo affidabile”, tuona il segretario dem Enrico Letta, ribadendo un concetto già espresso nei giorni precedenti: Salvini deve scegliere se stare dentro o fuori. “Non può essere che di fronte a una campagna vaccinale in atto una forza politica che ha addirittura una responsabilità di governo assuma tre atteggiamenti diversi nel giro di poche settimane. Non si può giocare sulla pelle dei cittadini”, incalza il leader del M5s Giuseppe Conte.
“Il voto della Lega è una pugnalata a Draghi”, sentenzia il capogruppo di LeU Federico Fornaro. “Per la prima volta si è palesato in Aula un voto di appoggio da parte di una forza di maggioranza ad un emendamento presentato dall’opposizione”, l’attacco del capogruppo pentastellato Davide Crippa che aggiunge affondando il coltello nella piaga: “C’è una questione di coerenza: è il disconoscendo della linea del governo, questa è la linea di Salvini o di Giorgetti?”.
Dal ministro e vicesegretario leghista ieri nessun commento. Le votazioni sugli emendamenti riprenderanno stamattina col voto finale, ma in ogni caso un brutto segnale, quello lanciato ieri dai deputati leghisti, in vista del possibile Cdm di domani in cui Draghi non ammetterà sbavature, anche se da Giorgetti e dagli altri due ministri leghisti non dovrebbero esserci sorprese.