A tre giorni dall’audizione del Premier Giuseppe Conte al Copasir sulla vicenda Russiagate le polemiche non si placano. Anzi, si alimentano. Ad accendere la miccia è Matteo Salvini che, con il solito linguaggio colorito, accusa apertamente il Presidente del Consiglio di non aver detto tutta la verità davanti ai commissari del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Non un’accusa di poco conto. Queste parole del leader della Lega: “Quella di Conte sul Metropol è una ‘supercazzola’. Conte mi attacca per autodifesa. Mi dicono che al Copasir non abbia chiarito proprio tutto, ha qualcosa da nascondere e lo scopriremo presto. Ha poi ha tanti problemi a casa sua, Di Maio, Renzi, e mi pare che anche la luna di miele con Europa sia già finita prima del previsto. C’è una manovra che ha certificato cinque miliardi di nuove tasse in più. Capisco il suo nervosismo”.
LA REAZIONE. Dunque l’ex ministro dell’Interno tira in ballo il rapporto di Conte con gli alleati e con l’Europa per giustificare un presunto nervosismo dovuto al fatto che abbia “qualcosa da nascondere”. La domanda che sorge spontanea, e che si è posto anche il deputato del Partito Democratico, già membro del Copasir dal 2006 al 2010, Emanuele Fiano, è come sia possibile che il segretario della Lega sappia cosa ha detto o non detto Conte in audizione a Palazzo San Macuto, visto che le sedute sono secretate per legge. Così Fiano: “Le parole del senatore Salvini rivolte a Conte violano la segretezza delle riunioni che si tengono al Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti. Nessuno, a parte i membri di quel comitato ha diritto di sapere cosa, e se, qualcosa è stato detto nelle loro riunioni. Tutto deve rimanere coperto dal segreto, previsto dalla legge 127 del 2007. E se Salvini ha ricevuto informazioni su cosa si sia detto, allora qualcuno in quel Comitato ha violato questo obbligo del segreto. Sono certo che il presidente Raffaele Volpi condividerà la mia opinione e valuterà provvedimenti”.
Intanto martedì il Copasir audirà Gennaro Vecchione, direttore del Dis, che partecipò ad entrambi gli incontri con il ministro della Giustizia americano William Barr a Roma il 15 agosto e il 27 settembre. Comunque sia, sulla posizione di Conte e i rapporti fra servizi segreti italiani e quelli statunitensi interviene anche l’emittente televisiva Fox News che, rispetto a quanto dichiarato dal premier in conferenza stampa mercoledì scorso – cioè di non aver a fornito alcuna informazione riservata agli Stati Uniti – riporta la notizia che durante una delle due viste nella Capitale per incontrare i vertici dell’intelligence italiana, Barr e il procuratore John Durham avrebbero raccolto nuove prove per le loro contro-inchiesta sul Russiagate, in particolare sull’operato di agenti dell’intelligence Usa in Italia nella primavera-estate del 2016. La vicenda non è dunque affatto conclusa, tant’è che negli Usa l’indagine è diventata penale.
Questo significa che i dirigenti e gli ex dirigenti dell’Fbi e del Dipartimento di Giustizia eventualmente coinvolti rischiano un’incriminazione e che aumenteranno i poteri di raccogliere prove del procuratore Durham, titolare dell’inchiesta, anche con mandati emessi da un Grand Giurì per acquisire ulteriori documenti e testimonianze. Al di là delle novità rilanciate dagli Usa, resta un acceso scontro politico a casa nostra, con accuse tra gli ex alleati di governo.