Il referendum sul Tav? E’ solo l’ultima invasione di campo del vicepremier, Matteo Salvini, in un ambito che non rientra nelle sue competenze. Il leader della Lega lancia la proposta: “Aspettiamo il rapporto costi-benefici, ma visto che riguarda soprattutto torinesi e piemontesi, e gran parte della penisola italiana, se non si arrivasse a una decisione, chiedere ai cittadini cosa ne pensano, credo che possa essere una strada”.
Un’idea che coglie di sorpresa la base M5S in Piemonte e viene accolta con freddezza dai vertici nazionali. “La Tav va fermata a prescindere dalle promesse avanzate tra un caffè e l’altro”, taglia corto la capogruppo M5S al Consiglio comunale ti Torino, Valentina Sganga, invitando Salvini a fare i conti con la realtà. Mentre il capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, apre uno spiraglio, ma mettendo in chiaro le cose: “Non è un ministro che può decidere di fare un referendum, ma i cittadini delle comunità a richiederlo”. E se saranno loro a chiederlo “chi siamo noi per impedirlo?”.
Un’entrata a gamba tesa, quella di Salvini, che arriva a stretto giro dalla riunione con gli imprenditori lombardi ospitati dal ministro dell’Interno al Viminale. Anche se tutti i ministri “hanno il dovere di incontrare sempre le imprese”, premette Di Maio, i fatti “si fanno al Mise, perché è il Mise che si occupa delle imprese”, sottolinea il ministro dello Sviluppo economico rispondendo alla domanda se non si sentisse “scavalcato” dal collega.