Accerchiato da tutti e braccato nel suo stesso partito, Matteo Salvini non sa più che pesci prendere. Così accade che per sviare dall’indagine che sta travolgendo il suo ex spin doctor Luca Morisi, indagato per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti (leggi l’articolo), e per spostare l’attenzione dalle tribolazioni – tutt’altro che sotterranee – che covano nel suo partito, il leader della Lega si lancia in uno spericolato attacco al governo in fatto di riaperture. A dirla tutta non si tratterebbe di una novità se non fosse che questa volta il destinatario del rimprovero non è il ministro della Sanità, Roberto Speranza, e nemmeno la titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, ma il premier Mario Draghi.
IN CONFUSIONE TOTALE. Può sembrare un dettaglio di poco conto ma è la prova che qualcosa nel Carroccio si è incrinato e che per tenere la situazione sotto controllo, o almeno per prendere tempo, l’unica soluzione escogitata dal Capitano è quella di alzare il tiro coinvolgendo il Presidente del Consiglio. “Tutta Europa sta vaccinando e riaprendo. L’Italia è uno dei paesi più vaccinati d’Europa ma qualcuno si ostina a limitare le riaperture. Se tu chiedi il Green pass devi riaprire tutto in piena capienza” ha tuonato Salvini con un chiaro riferimento alla decisione del Portogallo che da ottobre riaprirà tutte le attività.
Peccato che il leader della Lega non consideri il fatto che, dati alla mano, il Paese più a ovest della penisola iberica è diventato leader mondiale in fatto di immunizzati al Covid-19, con l’84,3% della popolazione che ha già completato il ciclo vaccinale e l’86,5% che ha ricevuto almeno la prima dose. Tanto per fare un confronto, in Italia la doppia dose è stata inoculata al 78,42% degli over 12. Ma per il Capitano non c’è alcuna differenza e si lancia all’attacco: “Non capisco dove sia il pregiudizio ideologico che sta causando un danno sociale e morale a milioni di italiani. Vorrei capire da Speranza e da Draghi perché no. Tutta Europa riapre e noi no. Se tu imponi il vaccino e il Green Pass il diritto al lavoro lo devi garantire a tutti”.
Che tale attacco sia una mossa più mediatica che concreta lo si capisce anche dal fatto che è stata fatta a favore di telecamere anziché nei palazzi della politica. Del resto quelle sono le sedi opportune perché, è bene ricordarlo, Salvini non siede all’opposizione ma fa parte della maggioranza che regge Draghi. Un voler far parte dell’esecutivo e al contempo parlare come se facesse parte della minoranza che non sembra avergli portato né fortuna né risultati. A ben vedere, infatti, con questo fare sono state più le sconfitte che vittorie perché, a prescindere dal provvedimento in esame, alla fine il risultato è sempre stato diverso dai suoi desideri.
Soltanto citando gli ultimi avvenimenti non si può che ricordare la campagna per impedire l’estensione del Green Pass che si è conclusa con una cocente sconfitta, nonostante il tentativo di farla passare come una vittoria sostenendo che se non altro non si era arrivati all’obbligo vaccinale di cui nessuno stava discutendo, oppure sulla gestione delle migrazioni da parte della ministra Lamorgese più volte definita “incapace” ma che tale non è tanto che sta ancora al suo posto. Non è andata diversamente neanche ieri mattina quando Salvini aveva avanzato una prima – timida – critica a Draghi chiedendogli “uno sforzo ulteriore per togliere altre tasse sulla bolletta della luce e del gas”. Istanza che, almeno al momento, è stata completamente ignorata. Come del resto pure le altre.